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Siamo tutti coinvolti

Dopo la tragedia del 18 novembre, che temo in troppi abbiano già messo nel dimenticatoio, mi resta un fondo di dolore che non mi abbandona. Sono state uccise quattro persone che stavano pregando, a Gerusalemme, e insieme a loro sono morti anche un poliziotto che si è precipitato dentro la sinagoga per fermare gli attentatori, e anche i due responsabili della strage. 

Solo l’ultimo di una serie di attentati di una specie forse nuova: singoli che operano in autonomia? Persone ben addestrate? La differenza è enorme per chi deve intervenire, e probabilmente anche per chi vive una quotidianità in cui anche uscire a prendere un autobus è un atto di ribellione, un atto di resistenza alla tentazione di chiudersi. La scelta di non rinunciare al proprio diritto a una vita normale.  

Per me significa che per la prima volta nella mia vita ho paura. Non si tratta di una paura immediata, che mi impedisce di vivere, che intralcia le mie azioni quotidiane, ma piuttosto di una inquietudine profonda. Per i miei figli, per me, per tutti noi, perché siamo tutti coinvolti. Tutti. Qui non esiste più “Lo sguardo dell’altro”. Ora è arrivato il momento di impegnarsi in prima persona. Riparto allora dalle parole con cui ho chiuso la volta scorsa, che trasformo in un appello: protestanti, protestate! Tacere è diventato troppo pericoloso. Dobbiamo – voi e noi, minoranze simili per numero e con molti obiettivi comuni – lasciare da parte ogni incertezza e reagire. Rispondere, spiegare. Contestare. Non possiamo più tollerare i silenzi, le mezze parole. Non possiamo tacere davanti a non detti o ipocrisie. Vietato lasciar passare quelle frasi irritanti, in cui uno strisciante razzismo viene a volte tollerato, sperando si tratti solo di leggerezza. Non possiamo più lasciar passare neppure una virgola al posto sbagliato. È obbligatorio pensare prima di parlare, non una frase che si possa fraintendere, non un accenno di compromesso con chi offende, non la tolleranza per chi tratta gli altri con sufficienza, con disprezzo. 

Dobbiamo diventare tutti persone più attente, più vigili. Persone migliori.