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Libertà religiosa in salsa russa

Victor Ignatenkov è pastore della Chiesa centrale battista nella città di Smolensk e vescovo regionale dell’Unione russa dei cristiani evangelici battisti, un gruppo di chiese evangeliche protestanti che hanno cominciato a emergere in Russia circa 150 anni fa.

Nell’ambito del programma Pace e riconciliazione internazionale della Chiesa presbiteriana negli Stati Uniti, ha compiuto un viaggio negli States, per parlare della situazione religiosa nella Russia di Putin.

Quando Victor Ignatenkov – che oggi ha quasi sessant’anni – era un ragazzino e in Russia c’era il regime sovietico, i cristiani non potevano riunirsi se non per i culti: non c’era la scuola domenicale, né lo studio biblico infrasettimanale e ogni forma di proselitismo era vietata. Oggi il pastore battista dice di essere libero nello svolgimento delle sue attività. E benché la chiesa ortodossa russa goda, rispetto a tutte le altre confessioni e religioni, di uno statuto privilegiato, «noi battisti non percepiamo nessun tipo di restrizione della nostra libertà».

Non tutte le chiese e le comunità di fede possono però dire di avere la stessa libertà. Proprio lo scorso anno, un Rapporto del dipartimento di Stato americano ha criticato la Russia a motivo del trattamento che riserva ad alcuni gruppi religiosi minoritari: Testimoni di Geova, pentecostali, ma anche musulmani. Il rapporto parla di chiusure arbitrarie dei locali di culto o di rifiuto del visto per i missionari.

Dopo il crollo del regime sovietico, nella società russa si era diffuso un grande interesse per la predicazione evangelica, i culti erano ben frequentati e la Bibbia veniva distribuita in moltissime copie, ha affermato Ignatenkov. Nel frattempo, ha proseguito il pastore battista di Smolensk, i russi sono però diventati indifferenti, «perché la loro qualità di vita è migliorata», presume. «Tutto ciò che prima era proibito era molto interessante. Ora non è più vietato, quindi non è più molto stimolante».

Un centro di ricerca sulle pratiche dei gruppi religiosi maggioritari in Russia (Pew Research Center) conferma le osservazioni di Victor Ignatenkov a proposito dell’interesse dei russi per la fede. Lo studio, che copre un periodo che va dal 1991 al 2008, dimostra un crescente interesse nei confronti del protestantesimo (nel 1991 il 2% dei russi frequentava almeno un culto al mese, e nel 1998 la quota era salita al 9%). Interesse che nel frattempo è parzialmente scemato (nel 2008 solo il 7% dei russi frequentava ancora regolarmente i culti evangelici).

 Victor Ignatenkov è cresciuto in una famiglia evangelica battista. Nel 1937, il nonno di Victor, Pavel Gorbatenkov, è stato arrestato, imprigionato e ucciso a motivo della sua appartenenza religiosa. Solo al termine della seconda guerra mondiale la situazione, per gli evangelici, è relativamente migliorata e i culti sono stati nuovamente permessi.

Oggi la Costituzione della Russia prevede la libertà religiosa, ma vieta ogni forma di estremismo. E una recente legge sull’offesa dei sentimenti religiosi limita di fatto l’esercizio della libertà religiosa, soprattutto ai gruppi religiosi minoritari.

Da voceevangelica.ch | Foto via Wikivoyage