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A Ferguson brucia una chiesa metodista

Un inquietante episodio si staglia nel bel mezzo delle proteste che stanno riguardando decine e decine di città in tutti gli Stati Uniti d’America, a seguito della decisione del grand jury di non procedere all’incriminazione di Darren Wilson, il poliziotto che lo scorso agosto ha ucciso nel corso di un controllo Michael Brown, il giovane afro-americano, a Ferguson , sobborgo di St. Louis, in Missouri. Nella notte di lunedì, primo momento di ripresa degli scontri, è stata data alle fiamme la Flood Christian Church, chiesa metodista di St. Louis, distante però molti chilometri dal teatro delle proteste di strada. Soprattutto si tratta della chiesa in cui proprio domenica, alla vigilia della sentenza del grand jury, ha scelto di battezzarsi il padre di Michael Brown, insieme alla sua nuova compagna ed a tre dei loro figli. Secondo Carlton Lee, pastore della chiesa, l’incendio sarebbe da attribuire al Ku Klux Klan, il famigerato gruppo ultra-razzista che a queste latitudini ha ancora un discreto seguito, e che ha trovato nelle proteste contro il poliziotto bianco un fertile terreno per le proprie folli dimostrazioni. Proprio la settimana scorsa mediante un comunicato i membri del gruppo avevano minacciato azioni contro chiunque scegliesse di manifestare a favore dell’incriminazione di Wilson, e il pastore Lee è stato fra i più accesi sostenitori della famiglia di Michael Brown. A tensione si aggiunge quindi tensione, ennesima dimostrazione che le questioni razziali negli States sono tutt’altro che superate.