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Accadde oggi, 26 novembre

Prima fu il manifesto delle “343 salopes”, le donne che nell’aprile del 1971 avevano avuto il coraggio di dichiarare di avere abortito, in una Francia dove ancora non era legale farlo: rivendicavano il diritto di decidere sul loro corpo e chiedevano di poterlo fare in sicurezza, senza scappare in Svizzera o in Gran Bretagna, dove era consentito, o peggio, senza rischiare la vita con medici compiacenti, “mammane” e ferri da calza. E’ Simone de Beauvoir che scrive la dichiarazione di guerra allo Stato che le costringe a nascondersi: «un milione di donne si fanno abortire ogni anno in Francia. Lo fanno in condizioni pericolose… C’è il silenzio su questi milioni di donne. Io dichiaro che sono una di loro, dichiaro che ho abortito».

Marguerite Duras, Françoise Sagan, Jeanne Moreau e tante altre salopes seguiranno, per testimonianza o per solidarietà, firmando il manifesto pubblicato poi dal Nouvel Observateur. La giustizia non reagisce, nessuna sarà denunciata. Tre anni e mezzo dopo, il 26 novembre 1974, la “legge Veil” sull’interruzione di gravidanza, che prende il nome dalla ministra della Sanità Simone Veil, viene votata dall’Assemblea Nazionale. Entrerà in vigore il 1° gennaio 1975: da allora la media degli interventi si è mantenuto costante, su una media di 200mila all’anno. Oggi in Francia, nella ricorrenza dei quarant’anni dallo storico dibattito sull’autodeterminazione delle donne, i deputati si trovano ad adottare una risoluzione che riaffermi il diritto all’aborto, di nuovo minacciato da ondate revisioniste. Nessuna battaglia è vinta per sempre.

Foto: “Simone Veil par Claude Truong-Ngoc 1979” by Claude Truong-NgocOwn work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons.