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Sfogliando i giornali del 25 novembre

01 – Scontri in tutti gli Stati Uniti

Un poliziotto è rimasto ferito da un colpo di pistola durante gli scontri a University City, vicino a St. Louis, in Missouri, ma non sarebbe in pericolo di vita. Manifestazioni di protesta sono state organizzate anche a Los Angeles, Philadelphia e Oakland, oltre che a New York, dove il ponte di Brooklyn, quello di Manhattan e quello di Triborough sono stati chiusi al traffico. Le proteste sono cominciate alle otto di sera, quando in Italia erano le tre di notte, dopo che il procuratore della Contea di St. Louis, Bob McCulloch, ha annunciato che il Grand Jury convocato per giudicare il caso dell’uccisione di Mike Brown da parte del poliziotto Darren Wilson aveva deciso di non incriminare l’agente, perché, in sostanza, aveva «sparato per legittima difesa». Le proteste, ancora in corso, ha portato ad almeno 29 arresti nel sobborgo di Ferguson, nella città di St. Louis, e finora è stato inutile l’appello alla protesta pacifica da parte del presidente Obama. «Il problema – ha dichiarato il presidente Obama – è che nel nostro paese esiste una profonda sfiducia tra chi deve far applicare la legge e le comunità nere. In parte questo è dovuto all’eredità di discriminazione razziale. Ed è tragico, perché nessuno ha più bisogno di una buona politica delle comunità povere in cui i tassi di criminalità sono più alti».

02 – Turchia, Erdogan: «Le donne non sono uguali agli uomini. Il grande status che riserva loro l’Islam è essere madri»

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato ieri che «porre donne e uomini sullo stesso piano è contro natura». Il presidente, leader del principale partito del paese, ha poi aggiunto che «Uomini e donne sono stati creati diversi. La loro natura è differente. […] La nostra religione ha definito il posto delle donne nella società: la maternità». Dura la reazione di Hulya Gulbahar, avvocata e attivista per i diritti delle donne. «I commenti di Erdogan – ha affermato – violano la Costituzione turca, le leggi turche e le convenzioni internazionali sull’uguaglianza tra i generi». Secondo Erdogan, che ha risposto immediatamente alle accuse, le attiviste non sono in grado di comprendere lo “speciale status” che la religione attribuisce alle donne in quanto madri. Secondo le associazioni per la difesa della parità tra uomo e donna, il conservatorismo di stampo islamico del presidente turco ha portato a un marcato ritorno della violenza di genere, e si stima che oltre 200 donne siano morte in Turchia dall’inizio dell’anno, uccise dai loro mariti o compagni.

03 – Rimosse le barricate a Hong Kong

Le autorità di Hong Kong hanno completato nella notte italiana lo sgombero del quartiere di Mong Kok, centro della protesta cominciata tra il 27 e il 28 settembre scorso, e hanno autorizzato ad arrestare chiunque ostacoli l’operazione. Gli attivisti protestano da quasi due mesi contro la proposta di legge avanzata dall’Assemblea Nazionale del Popolo cinese che non prevede per l’ex colonia britannica un pieno suffragio universale per le elezioni che si terranno nel 2017. La rimozione era cominciata la settimana scorsa, con la caduta delle barricate ad Admiralty, nel cuore dell’isola di Hong Kong, il principale centro di ritrovo delle manifestazioni, occupato da decine di migliaia di attivisti nelle prime settimane di Occupy Central. L’intervento delle forze dell’ordine arriva mentre il movimento di protesta studentesco a favore di libere elezioni ha progressivamente perso il sostegno della popolazione locale.

04 – Nove milioni di euro dalla Russia, il Front National di Marine Le Pen ha l’appoggio di Putin?

Il Front National di Marine Le Pen, principale partito euroscettico in Europa insieme al britannico Ukip, ha ricevuto un prestito di 9 milioni di euro dalla First Czech Russian Bank, banca ceco–russa molto vicina al presidente russo Vladimir Putin. Le Pen – racconta Repubblica – è una sostenitrice del presidente russo Putin che ha sempre confermato di ammirare molto. Dall’inizio della crisi ucraina, infatti, Le Pen si è sempre detta contraria alle sanzioni decise dall’Europa nei confronti della Russia. L’aiuto finanziario arriva dopo che nessuna banca francese ha accettato di fare credito al partito, e potrebbe non essere un caso isolato. Nella lista dei possibili beneficiari di linee di credito privilegiate, infatti, il Front National si trova in compagnia degli olandesi del Partito della Libertà, degli austriaci del Partito popolare, dello Ukip di Nigel Farage e persino degli antisemiti ungheresi di Jobbik e dei neonazisti greci di Alba Dorata. Anche la Lega Nord, stando alle dichiarazioni di Matteo Salvini, potrebbe accettare il supporto economico della Russia in funzione antieuropea.

05 – Il Kunstmuseum di Berna dice sì al tesoro di Gurlitt, il «mercante d’arte di Hitler»

Il presidente del Kunstmuseum di Berna, Christoph Schäublin, ha comunicato ieri che la fondazione da lui presieduta accetterà il patrimonio da oltre un miliardo di euro del «mercante d’arte di Hitler», Hildebrand Gurlitt. Si tratta di una storia cominciata nel 2012, quando si era scoperto che il tesoro non era stato distrutto nei bombardamenti di Dresda, come sempre ritenuto, ma era stato nascosto al mondo dal figlio di Gurlitt, Cornelius, per quasi 70 anni. Il museo di Berna ha accettato di acquisire un patrimonio così contestato perché la Germania si è incaricata di trovare i legittimi proprietari delle opere di origine dubbia, ed ha garantito che «nessuna opera trafugata o sospettata di esserlo toccherà mai il suolo svizzero». Quando Cornelius Gurlitt è morto, a maggio di quest’anno, il suo testamento ha mostrato un tentativo ulteriore di sottrarre alla Germania il tesoro, donandolo proprio alla fondazione bernese, che ha chiesto una finestra di riflessione di circa 6 mesi, conclusa ieri con l’annuncio.

Foto: “KunstmuseumBern” by Supermutz at de.wikipedia – Transferred from de.wikipedia; transferred to Commons by User:Jalo using CommonsHelper. (Original text : Fotografiert von de:Benutzer:Supermutz am 14.5.2005, 18:43). Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons.