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Nuovo orrore in Darfur

Proprio nel giorno consacrato al ricordo delle donne vittime di violenza giunge dal cuore dell’Africa la terribile notizia di 210 donne violentate in Darfur, la regione occidentale del Sudan, il grande Stato teatro di scontri e faide violentissime ormai da 60 anni, dai giorni dell’indipendenza dall’Inghilterra. Da allora si sono succeduti regimi militari e si è passati da un conflitto etnico o religioso ad un altro. E’ ora questo ennesimo episodio di orrore puro, se si pensa che fra le donne violentate vi sarebbero anche una decina di bambine di età compresa fra i 10 e i 13 anni.

La razzia umana del villaggio di Tabit porta la data dei primi giorni di novembre, ma fino ad oggi sostanzialmente nemmeno le organizzazioni umanitarie presenti in loco avevano avuto modo di verificare queste voci. Ora le molte testimonianze anche da parte dei funzionari Onu nella regione danno conferma dell’episodio. Gli autori sarebbero militari sudanesi e vari gruppi e milizie filogovernative.

Fra queste la più spietatamente celebre è quella dei Janjawid, i demoni a cavallo, autori di una vera e propria pulizia etnica ai danni della popolazione nera non di origine araba del Paese, quella non musulmana e dedita in prevalenza all’agricoltura. Il loro nome è diventato di pubblico dominio dopo la scoperta del genocidio in corso a partire dal 2003; da allora gli scontri fra stanziali e gruppi di nomadi non è mai cessato ed ha causato almeno 400 mila morti e oltre due milioni e mezzo di profughi. Il governo di Karthum ha sempre mantenuto un ruolo ambiguo, negando ufficialmente di appoggiare queste azioni, ma a quanto sostengono molte associazioni umanitarie, continua a rifornire di armi e a garantire una sostanziale immunità a Janjawid e a gruppi analoghi.  

Foto: “Darfur refugee camp in Chad” por Mark Knobil from Pittsburgh, usa – Camp. Licenciado sob CC BY 2.0 via Wikimedia Commons.