prague

Accadde oggi, 25 novembre

Oggi 25 novembre 1992 va in scena il penultimo atto della rivoluzione di velluto, il movimento non violento che a partire dal 1989 ha condotto la Cecoslovacchia a liberarsi dal regime comunista e a transitare verso la democrazia, per poi decidere di scindersi in due distinte nazioni, la Repubblica Ceca e la Slovacchia. Ultima delle nazioni del patto di Varsavia a venire invasa dalle truppe sovietiche nell’estate del 1968, le proteste di piazza durano lungo il corso di tutto il 1989, e anche qui come in Germania le chiese giocano un ruolo aggregante e capace di condurre i manifestanti verso azioni non violente (celebre il tintinnio di centinaia di migliaia di chiavi, simboli della volontà di aprire le proprie porte e confini).

L’accelerazione anche in questo caso è data dalla caduta del muro a Berlino, rappresentazione plastica dell’egemonia di Mosca sull’ est Europa. Uno dopo l’altro si sbriciolano i vari regimi, in maniera più o meno cruenta. La Cecoslovacchia è forse l’esempio più riuscito di questa transizione, sebbene il costo sia quello di una scissione interna fra le etnie boeme e morave da una parte e quelle slovacche dall’altra. Nel giugno del 1990 si tengono le prime elezioni libere e il governo eletto si occupa per due anni di appianare differenze sociali, ambientali ed economiche accumulate  in molti anni di giogo russo. Si giunge così al 25 novembre 1992, data del voto del parlamento cecoslovacco a favore della divisione in due del Paese, a partire dal 1 gennaio 1993. La decisione viene presa nelle stanze del potere, manca un referendum che coinvolga la popolazione su questo aspetto. E’ questo uno dei pochi punti che fa zoppicare questa rivoluzione. Nata dal popolo, ma come troppo spesso accade governata nelle sale dei bottoni.