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Sì Bob, in Africa sanno che è natale!

Oggi pranzavo con un’amica della Repubblica Democratica del Congo di passaggio a Bruxelles, alla quale ho chiesto cosa ne pensasse del video e della canzone di Bob Geldof per raccogliere fondi per debellare l’Ebola. Con un sorriso amaro mi ha risposto che le piacerebbe che si sapesse che in alcuni paesi le epidemie di ebola si controllano, la malattia si debella e che proprio non capisce questo tipo di mediatizzazione intorno al problema in questa occasione allorché le epidemie di ebola sono state controllate per ben sette volte in Congo negli ultimi decenni. Le ho confessato che tutta l’operazione che ha portato al lancio della canzone e del video mi procura un certo fastidio e ho cercato di spiegarle perché.

Trenta anni fa, appena adolescente, la canzone di Band Aid “Do they know it’s Christmas” mi era piaciuta molto ma non disponevo certo degli strumenti per capire quanto il messaggio veicolato da quella canzone e quel video fossero sbagliati. Oggi, dopo dieci anni passati a condurre analisi politica su una regione dell’Africa, quella canzone rappresenta un approccio cosi’ superficiale che è quasi sorprendente se si cosidera che è promossa da un artista che dice di interessarsi a cio’ che succede in altri continenti almeno da trant’anni.

Partiamo dal titolo “in Africa sanno che è natale?”: certo che in Africa sanno che è natale! Anzi, il cristianesimo è una delle religioni più diffuse nel continente e, anche se è una generalizzazione, direi che in molti paesi africani la maggioranza della popolazione è osservante e frequenta una comunità, legge la Bibbia e si rivolge a Dio anche per trovare conforto e sopravvivere a violenze, povertà, malattie che sono diffuse. Sanno che è natale e lo celebrano, malgrado tutto! Il mostrare il corpo senza vita di una vittima di ebola all’inizio del video, subito seguito da immagini lussuose di cantanti ben vestiti, ricchi, felici e autocelebrativi mi ha fatto quasi star male: mi batto da anni per far passare il messaggio che occuparsi di Africa vuol dire cercare di comprendere la complessità dei problemi e delle crisi. Queste spesso sono frutto di un intrecciarsi di cause tra cui le lotte per il controllo delle risorse naturali e delle terre, la povertà cronica, per citarne un paio. Il tutto in un contesto caratterizzato dalla presenza di governi corrotti e mal funzionanti i cui rappresentanti sono più interessati a mantenere il poter il più a lungo possibile per potersi arricchire invece che adoperarsi per il bene della collettività e di una comunità internazionale spesso immobile e poco coerente. Certo non è facile spiegare quella complessità nelle poche battute di una canzone, ma si puo’ evitare di cadere nell’errore di far passare un messaggio cosi’ superficiale da diventare quasi razzista e colonialista. La cantante Adele, altra nota artista britannica, e denigrata da Geldof per non aver voluto partecipare al suo progetto, ha pensato invece di agire diversamente donando dei fondi a organizzazioni umanitarie che vantano una lunga esperienza di intervento, con personale locale, per risolvere crisi come quella in corso in Guinea, Liberia e Sierra Leone. Chiarezza di intenti di cui il progetto di Geldof è carente.

Non è negativo in se che degli artisti prestino la propia voce per attirare l’attenzione del grande pubblico sui problemi e le crisi che caratterizzano altri paesi e altri continenti. Anzi, proprio per la loro capacità di parlare a un pubblico numeroso attraverso la loro musica hanno un ruolo importantissimo da giocare in questo senso. La domanda che mi pongo è: Bob Geldof, con i mezzi di cui dispone e la visibilità e notorietà di cui gode, non avrebbe forse potuto consultare un paio di esperti, analisti, organizzazioni non governative che lavorano sul campo per chiedere consiglio e scrivere un testo che almeno avesse un senso e veicolasse un messaggio profondo? Vi invito ad ascoltare il testo della canzone scritta da artisti originari di alcuni paesi africani e con un intento informativo verso i popoli dei paesi in cui la malattia si è diffusa.

 

 

Tutta un’altra musica.

Foto: “Niem (RCA) – Eglise de brousse 1” by Croberto68Own work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons.