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La scelta di morire: convegno a Torino

E’ in corso oggi a Torino nel salone della Casa valdese di corso Vittorio Emanuele 23, l’annuale convegno interreligioso di Ecumenica (associazione che si occupa di dialogo intereligioso) sul tema: «Il morire – Un momento importante della vita». Tema scottante quello proposto quest’anno, a confronto con uno degli aspetti più delicati dell’esistenza umana, l’incontro con la morte. Il mondo moderno ha allontanato la morte dalla realtà quotidiana, sia nel tempo, perché la medicina pur non dando la guarigione spesso prolunga una forma di vita totalmente legata ai farmaci o alle macchine, sia nello spazio, perché sempre più spesso si muore soli, negli ospedali e non a casa propria. La riflessione su questo argomento, dunque, si è fatta sempre più attuale – e ad essa partecipa anche la Chiesa valdese con l’istituzione della raccolta dei Testamenti biologici. La Dichiarazione anticipata di trattamento è infatti l’espressione della volontà da parte di una persona, fornita di lucidità mentale, in merito alle terapie che intende o non intende accettare nell’eventualità in cui dovesse trovarsi nella condizione di incapacità di esprimere il proprio diritto di acconsentire o non acconsentire alle cure proposte per malattie o lesioni traumatiche cerebrali irreversibili o invalidanti, malattie che costringano a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione. La giornata è introdotta dalla tanatologa Marina Sozzi, autrice del libro «Sia fatta la mia volontà. Ripensare la morte per cambiare la vita» (Chiarelettere 2014) e a seguire i rappresentanti delle varie religioni esprimeranno il loro punto di vista e le loro esperienze in un dibattito.

Altri Paesi hanno da tempo legiferato in materia ed ora si trovano ad affrontare questioni di gestione pratica dei suicidi assistiti e dei testamenti biologici. In Svizzera ad esempio esiste l’associazione Exit i cui membri si impegnano in favore dell’autodeterminazione delle persone nella vita e nella morte. Fra i vari compiti, Exit rilascia un testamento biologico e, alla fine della vita, offre un’assistenza al suicidio sicura e dignitosa. Exit registra ultimamente fino a 100 nuove iscrizioni al giorno e ha raggiunto ormai gli 80.000 membri. Nel 2013 ha accompagnato alla morte 459 persone, 100 in più rispetto all’anno precedente. E nel 2014 l’organizzazione si aspetta che il numero dei casi aumenti ancora.

Secondo il vicepresidente di Exit, Bernhard Sutter sarebbero due i motivi che spingono molte persone ad affiliarsi all’associazione che offre l’aiuto al suicidio. Il principale sarebbe legato al fatto che le persone diventano sempre più anziane e per questo più vulnerabili di fronte ai problemi di salute. Un altro motivo sarebbe connesso invece alla mentalità consumistica diffusasi ormai anche in questo ambito: le persone vedono Exit come un semplice servizio. «Che si potesse semplicemente richiedere l’eutanasia di fronte a una grave malattia», ha detto Sutter, «non passava per la testa a nessuno, fino a pochi anni fa». Oggi invece la mentalità è cambiata e questo è diventato possibile.

L’evoluzione in atto, ha ammesso Sutter, pone Exit di fronte a dei problemi. In particolare, c’è un crescente numero di persone che pur non facendo parte dell’organizzazione si rivolge a Exit poco prima della presunta data della morte chiedendo di essere accompagnata al suicidio. «Vorremmo che i pazienti arrivassero da noi già quando ricevono la diagnosi – e non durante le ultime due settimane di vita e mentre stanno lottando per non morire», ha proseguito Sutter. «Non siamo un’organizzazione d’emergenza».

Foto: “Barca al Tramonto” by Bradipo69Own work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons.