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I danni dell’acqua a Milano

Le esondazioni che hanno colpito Milano in questa settimana non sono nuove per gli abitanti. Nel 2014 il fiume Seveso è esondato nove volte, creando danni e disagi alla città. All’arrivo dell’acqua alcuni commercianti e privati stavano ancora facendo i conti con i danni delle esondazioni di luglio e agosto, e il ritardo nel trovare soluzioni concrete, come le tanto discusse vasche di laminazione di Senago, fa aumentare il malcontento cittadino. Intanto la tensione sociale cresce anche per altre situazioni, come gli sgomberi forzati di case o centri sociali nella zona sud. La pastora della chiesa metodista Eliana Briante, ha commentato con noi queste notizie, e ci ha raccontato dei danni che il luogo di culto ha subito nell’ultima settimana».

Qual è la situazione dopo l’inondazione di sabato?

«La zona dove ci troviamo, il quartiere Isola, è stata inondata dal Seveso per due volte nel giro di due giorni. Mercoledì c’è stato un allagamento abbastanza serio, poi sabato la situazione è peggiorata, perché questa volta l’esondazione è durata 16 ore, contro le “normali” 2-3 ore. La zona è stata trasformata in un lago, quindi i negozi, i servizi commerciali e i locali della nostra chiesa sono stati danneggiati molto gravemente. Nel 2014 il Seveso è esondato 9 volte, e per tre volte ha raggiunto il quartiere Isola: a luglio, mercoledì scorso e sabato, giorno in cui avevamo deciso di pulire la chiesa dal fango, ma dalle 14 è rientrata l’acqua».

Da dove è arrivata l’acqua?

«L’acqua entra dappertutto, in casi così lunghi e con intensità maggiore, l’acqua entra anche dalle fogne, ma soprattutto dalla strada. Ogni auto che passa nella via fa aumentare la pressione e la potenza dell’acqua contro gli infissi. Se le strade non sono chiuse, si cerca di andare a casa in auto il più velocemente possibile, e questo vuol dire un’onda enorme. Infatti abbiamo avuto delle porte divelte, con danni più gravi di altre volte».

Quali sono le precauzioni che prendete?

«Come chiesa non abbiamo grandi barriere difensive, perché il problema principale nasce da delle grate che sono sul marciapiede, che sono comunali, e che noi non possiamo chiudere senza il permesso del comune; non possiamo nemmeno metter sacchetti di sabbia, sebbene l’acqua si sia infiltrata anche nei locali di chi ha potuto mettere dei sacchetti. Noi siamo in un quartiere di grandi ristoranti, e quasi tutti i 600 esercizi commerciali sono stati danneggiati, questo significa che ora c’è grande fermento: il comune ha promesso di risolvere la situazione entro il 2016. Ma mancano le autorizzazioni dei comuni limitrofi, come Senago».

L’amministrazione è assente?

«Non credo, sono stati fatti degli incontri con il sindaco e l’assessore Maran per concretizzare dei progetti per quello che riguarda il Seveso. Il problema è che veniamo da anni di illegalità e malgoverno e quindi è difficile risistemare la situazione. Non darei tutta la responsabilità al Comune, che ha indubbiamente le proprie. Detto questo la colpa è anche nostra, che per troppo tempo abbiamo tollerato. Un discorso che vale per noi, per Genova e per molti altri luoghi. Se avessimo avuto più cura dell’ambiente e del territorio non avremmo visto queste situazioni. Anche chi ha detto di no alle vasche dovrà cedere, non si può più guardare all’interesse particolare».

Come si può guardare in generale alla città?

«La città sta vivendo un grande disagio, il quartiere nord è esasperato dall’incertezza data da ogni nuvola di passaggio. Dall’altra, ad esempio nel quartiere Greco ci sono delle lotte per una mensa che doveva accogliere dei Rom, oppure a Sud le tensioni di Corvetto per le case occupate. Il disagio è grande, ed è parcellizzato in tante situazioni diverse, a seconda della zona c’è un problema diverso».

Quali sono le prospettive da ora in poi per i vostri locali?

«Proprio ieri i ristoratori del quartiere hanno scritto una lettera di protesta all’amministrazione in cui chiedevano di avere una sospensione delle tasse comunali, e sembra che il comune ci stia pensando. Non riguarda noi e credo che non avremo un grande aiuto, così come a luglio, quando avremmo dovuto avere parte dei risarcimenti per i danni, ma ad oggi non sappiamo ancora se ne abbiamo diritto. Questa volta abbiamo avuto più dei 70 mila euro di danni di luglio, ma abbiamo deciso di non farci abbattere e di affidarci alla speranza che viene dal Signore. Sono state divelte le porte, dobbiamo ricomprare la porta di ingresso, una parete della chiesa, ma non abbiamo ancora fatto una valutazione dei danni perché fino a ieri non era possibile entrare nel locale; sicuramente abbiamo avuto danni strutturali maggiori e supereremo i danni della scorsa volta».