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Il sonno della politica alimenta il terrorismo di Boko Haram

Il 10 novembre un’esplosione in un liceo pubblico nello stato di Yobe, nel nord-est della Nigeria ha provocato 50 vittime e 80 feriti gravi. L’attacco è stato compiuto da un kamikaze entrato nell’istituto fingendosi uno studente, quasi certamente collegato al gruppo terroristico jihadista Boko Haram, che da anni opera contro le scuole e gli studenti. Recentemente il gruppo ha dichiarato di voler portare a termine entro la fine dell’anno la creazione di un califfato nel nord della Nigeria. Abbiamo commentato questa notizia con padre Efrem Tresoldi, direttore della rivista Nigrizia.

Che cosa pensa degli aggiornamenti che arrivano dalla Nigeria?

«Il primo commento è di delusione nei confronti del governo federale della Nigeria, che ha sempre promesso di intervenire e reprimere questo fenomeno, senza però mai far seguire le azioni alle dichiarazioni. Lo stesso ha fatto la comunità internazionale, che si era mobilitata grazie al risveglio mediatico delle ragazze rapite, per poi far cadere le buone intenzioni nel nulla: e Boko Haram continua a essere sempre più aggressivo e distruttivo».

Questo accade soltanto per volontà politica o perché è difficile arginare il gruppo?

«Parlando del governo, non è solo mancanza di volontà politica, ma ci sono anche accuse di complicità con Boko Haram. Qualche mese fa Amnesty International aveva fatto una denuncia: in alcuni luoghi in cui il gruppo aveva fatto stragi, la polizia era stata avvertita prima, per tempo; ma sono intervenuti solo ore dopo che il fatto era avvenuto. Ci sono dunque delle ombre che pesano su questo governo, e persone all’interno delle autorità a cui conviene che Boko Haram continui la sua avanzata. In questi ultimi anni la violenza è aumentata, da quando il presidente ha promesso di ricandidarsi per le elezioni del febbraio 2015 in contravvenzione, non alla legge, ma a una regola comune non scritta, che permette un’alternanza al potere tra il nord musulmano e il sud cristiano. Mettendosi di nuovo in lizza, Goodluck Jonathan avrebbe rotto il patto condiviso impedendo che il nord potesse accedere alla leadership del paese. Ci si chiede sempre da dove attinga le sue risorse Boko Haram, visto che non si tratta di una banda di criminali poco organizzati ma di professionisti con armi superiori a quelle dell’esercito. Chi ci sta dietro? Come anche per altri movimenti salafiti e jihadisti, finanziati dagli emirati arabi, Quatar e Arabia Saudita in primis, il sospetto è che ci siano finanziamenti esterni da parte dei paesi con grandi disponibilità di petrodollari che vorrebbero stabilire degli stati islamici in Africa, soprattutto nella zona del Sahel e della ricca Nigeria».

Come reagisce la popolazione?

«Si trova tra l’incudine e il martello: da una parte flagellata dai terroristi, dall’altra di fronte a un governo che è presente soprattutto con l’esercito che si mostra debole e sospettato di qualche complicità con Boko Haram. Quando la popolazione reagisce contro la polizia è perché si sente impotente ed è arrabbiata nei confronti dello Stato, che non può reprimere la violenza solo militarmente ma deve investire nelle istituzione e rafforzare le possibilità di lavoro e sviluppo; dall’altra è in una condizione di continua paura provocata dal gruppo terrorista che causa dolore e distruzione».

Boko Haram prende di mira l’istruzione occidentale. Colpisce anche le strutture cristiane?

«Questo movimento è fondamentalista, e non tollera altra religione che non sia l’Islam (nella loro interpretazione fanatica non condivisa dalla maggioranza dei musulmani) e vuole uno Stato basato sulla Sharia. Una visione retrograda della civiltà e un’opposizione a tutto quello che rappresenta l’occidente. Vorrebbero uno Stato senza libertà di pensiero, senza emancipazione, soprattutto della donna, e così via. Le chiese sono state uno dei bersagli principali, quasi 190 sono state distrutte negli ultimi mesi, causando la fuga di 650 mila persone e 25 città conquistate da Boko Haram. I cristiani nigeriani vivono un rischio solo per questa loro appartenenza, non ci sarà libertà di religione o di espressione secondo i piani di questo gruppo criminale».

Foto copertina: I parenti delle ragazze rapite in Nigeria. 
Parents of Chibok kidnapping victims” by VOA – VOA. Licensed under Public domain via Wikimedia Commons.