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Il dono della salvezza

Ha detto: «Confesserò le mie trasgressioni al Signore», e tu hai perdonato l’iniquità del mio peccato.
(Salmo 32, 5)

In Gesù Cristo abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati.
(Colossesi 1, 14)

La parola redenzione non è agevole nel nostro contesto culturale. Nel tempo di Paolo la redenzione (apolytrosin) era il costo del riscatto di uno schiavo o di un prigioniero. Risulta evidente che è usata in senso figurativo, altrimenti i problemi a cui si va incontro sono troppo ingombranti, per esempio a chi si pagherebbe il riscatto e perché? Redenzione è metafora di salvezza ottenuta a caro prezzo. Nell’Allegoria della redenzione di Cranach il Giovane si rappresenta per tre volte il Cristo: il centro del quadro è occupato dal Cristo morto in croce; sul lato sinistro il Cristo risorto ha sconfitto la morte e il peccato; al lato destro il Cristo prende in mano un uomo (sembra che si tratti di un autoritratto del più giovane dei figli di Lucas Cranach) e indica la croce come strumento della redenzione. Non manca sotto la croce la rappresentazione dell’agnello di Dio.

Questo facciamo anche con le parole e il pensiero, rappresentiamo la complessità dell’opera divina con delle povere parole sempre inadeguate e incomplete nel rendere i contenuti delle convinzioni e della fede che le sorregge. «In Cristo abbiamo la redenzione» significa in realtà che in Lui e solo attraverso di Lui abbiamo la salvezza, vale a dire il giusto rapporto con Dio. Nel quadro di Cranach il Giovane sono sparite tutte le altre mediazioni salvifiche che affollano le allegorie cattoliche romane della redenzione; le figure umane rappresentate sotto la tavola sono in ginocchio in attesa di ricevere il dono divino della salvezza per grazia mediante la fede.

Foto: “Cranach il giovane, allegoria della redenzione, 1557 01” by Lucas Cranach the Youngersailko. Licensed under Public domain via Wikimedia Commons.