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Il Premio Farel alla denuncia della legge contro gli omosessuali in Uganda

Il Prix Farel, il Festival internazionale di film a tematica religiosa che si tiene ogni due anni a Neuchâtel, in Svizzera, ha premiato per la sezione lungometraggi il coraggioso documentario del giornalista francese Dominique Mesmin sulla drammatica condizione degli omosessuali in Uganda, sottoposti a una vera e propria “caccia all’uomo” da una legge che li considera alla stregua di criminali, approvata nel dicembre del 2013 e poi dichiarata incostituzionale (per un vizio di forma) lo scorso agosto. Terribile e inquietante il ruolo delle religioni nel Paese, in particolare dei fondamentalisti evangelici e islamici, che in grande maggioranza sostengono l’iniziativa antigay delle forze politiche, arrivando anche a incitare la popolazione all’uccisione degli omosessuali. “Tuez-les tous” documenta la grave violazione dei diritti umani che – come ha sottolineato la giuria presieduta dal pastore riformato Serge Molla nella sua motivazione al premio – «denuncia una realtà inquietante di fronte alla quale le chiese sono chiamate a dare risposte inequivovabili».

Per la sezione cortometraggi è stato premiato “Père, Bénis-nous” di Elene Naveriani, evocativa e delicata storia d’amore fra due ragazze, che si ritrovano, con un muto rituale personale, a chiedere la benedizione della loro unione in una chiesa ortodossa. “La justice restaurative. Quand détenus et victimes se parlent”, di Alexis Orand, ha raccolto invece il premio per la sezione mediometraggi per l’importante questione sollevata: la giustizia riparativa, nel mettere di fronte vittime e responsabili del reato, è infatti una sfida sui nuovi orizzonti di risoluzione dei conflitti. Menzioni sono andate a “Jusqu’au dernier souffle” di Murielle Landry, “Même pas mal” di Nadia El Fani e “Nicolaï Greschny, une affaire de famille » di Vladimir Kozlov. Il pubblico invece ha scelto “Le Père Bastian” di Jean-Yves Fischbach e, per la categoria Internet, è stato premiato “Protestants en boîte – Jésus qui lave les pieds, c’est dégoûtant?” di Benjamin Bories.

Un festival partecipato, che quest’anno ha festeggiato la venticinquesima edizione: una buona occasione, oltre che di conoscenza e approfondimento, anche di incontro e di riflessione sui temi della laicità e del rapporto fra le religioni per tutte le chiese cristiane coinvolte.