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Famiglia, la partita non è chiusa

Le possibilità, e le difficoltà, della Chiesa cattolica romana di affrontare i temi della modernità, della post-modernità e della secolarizzazione sono emerse con tutta chiarezza nell’Assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi che dal 5 al 19 ottobre ha riflettuto su «Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione». Era, questo, il primo Sinodo dell’era di Francesco; e, ma non solo per questo, è stato diverso da tutti gli altri venticinque che si sono susseguiti dal 1967 al 2012. Infatti, mentre le Assemblee via via celebrate dopo l’istituzione del Sinodo, voluta da Paolo VI nel 1965, sono state caratterizzate, salvo rare eccezioni, dal timore di cambiare lo status quo o di contrastare i diktat della Curia romana, questa volta lo stesso vescovo di Roma ha invitato i 191 «padri» a parlare con «parresia» (franchezza). E così nell’Assemblea si sono apertamente confrontate opinioni diversificate, e anzi, opposte e inconciliabili sui temi più «caldi»: la possibilità dell’ammissione all’eucaristia delle persone divorziate e risposate, e la valutazione delle unioni omosessuali.

Se tutti i «padri», come era ovvio, hanno riaffermato le parole di Gesù sull’indissolubilità del matrimonio, si sono divisi sulla risposta da dare a chi, per fragilità sua o per ragioni esterne, ha infranto, o si è visto infrangere, il patto coniugale. Il cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (l’ex Sant’Uffizio), è stato il capofila del «no» ad ogni variazione della prassi vigente; altri porporati hanno invece sostenuto l’opportunità di concedere, valutando caso per caso, la comunione. Infine, la «Relatio Synodi», cioè il documento finale dell’Assemblea, fotografa le due opposte opinioni, senza pronunciarsi oltre. I 62 paragrafi del testo sono stati votati uno ad uno; per essere approvati dovevano raggiungere almeno i due terzi dei voti. Ebbene, il paragrafo 52, che affrontava appunto i divorziati, ha ottenuto 104 sì e 74 no; dunque, bocciato! Analogo il risultato per il paragrafo 55 (118 sì, 62 no) che respinge fermamente il «matrimonio» omosessuale, ma anche ogni discriminazione contro gli omosessuali.

Adesso per un anno le varie Conferenze episcopali (si vedrà con quale partecipazione dei fedeli) hanno tempo per riflettere sulla «Relatio», in vista dell’Assemblea ordinaria – con maggior rappresentanza delle Conferenze stesse – che si terrà nell’ottobre del 2015, sempre avendo come tema la famiglia. E sarà quello il momento nel quale il Sinodo – un’Assemblea consultiva – presenterà al pontefice le sue «proposte» finali. In questi dodici mesi è possibile che cresca una maggioranza di «riformisti» che appoggia le prospettive suggerite da Francesco; ma è anche possibile che Conferenze episcopali, soprattutto dell’Africa o dell’Asia (e dell’Italia?), frenino. Nulla è certo, se non la scelta del vescovo di Roma che continua a spronare i vescovi, e i fedeli cattolici, ad aprirsi alle «sorprese di Dio».

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