Quando un posto vuoto diventa «Posto occupato»

 Una borsetta, un abito, un paio di scarpe. Il rosso richiama subito il tanto, troppo sangue femminile che (metaforicamente o meno) viene versato ogni giorno. È difficile credere che ci siano ancora tanti uomini che fanno dell’amore un sinonimo di possesso, di negazione dell’altra, di cancellazione fisica. Quarantenni, ma anche ventenni, in media istruiti, in media“persone normali”, magari con la classica “faccia d’angelo”che sembra smentire la loro ferocia. E intanto si moltiplicano i“posti vuoti”, nelle aule scolastiche, sui mezzi pubblici, nei parchi, nelle chiese, nelle discoteche, nei negozi…

Posti vuoti che da circa un anno stanno diventando“posti occupati”grazie a quei pochi oggetti che con il loro colore richiamano l’attenzione, interrogano, mettono a disagio.

L’iniziativa è partita il 29 giugno 2013 dall’anfiteatro della villa Comunale di Rometta (Messina), luogo di nascita di Maria Andaloro, editore della rivista online La Grande Testata e ideatrice del progetto (http://postoccupato.org), che si è estesa a enti pubblici, Comuni, associazioni, teatri, cinema in tutta Italia.

Il tema è ben presente all’attenzione degli organi ecclesiastici evangelici, come dimostrano il laboratorio e il convegno sul femminicidio organizzati all’interno dell’assemblea nazionale battista (che si svolgerà dal 30 ottobre al 2 novembre). Anche la Fcei (Federazione delle chiese evangeliche in Italia) ha presentato durante l’ultimo Sinodo delle chiese metodiste e valdesi la propria iniziativa. Come spiega Deborah Spini, «La Commissione Studi ha elaborato la proposta, approvata dal consiglio della Federazione, e sono state contattate la Cei e gli ortodossi. Si tratta di un appello a tutti i cristiani italiani per mettere questo tema al centro della pratica ecclesiale; di iniziative sociali, politiche, riflessioni ce ne sono tante, quello che secondo noi può essere innovativo è mettere in campo catechesi, oratori, gruppi giovanili, la pastorale per i fidanzati, cioè ciò che ci contraddistingue come chiese».

Ma ci sono state anche adesioni dirette al progetto, da parte della Fdei, la Federazione donne evangeliche in Italia, di quattro chiese delle valli valdesi e alcune chiese nel resto d’Italia, ma l’iniziativa è sicuramente destinata ad espandersi.

La Fdei, spiega la presidente Gianna Urizio, «quest’anno al pre-sinodo delle donne ha avuto una sedia occupata per sottolineare la nostra partecipazione a questa campagna. È un’iniziativa simbolica, che forse non aggredisce il problema alla radice, ma lo ricorda. Ne parleremo al nostro prossimo convegno nazionale del 26 ottobre, dove decideremo formalmente se fare di questa iniziativa una campagna vera e propria e registrarne i risultati, coinvolgendo gruppi femminili e chiese».

La chiesa metodista di Bassignana si è mossa fin dal 4 aprile per sensibilizzare sul problema con una serata pubblica, proseguendo poi nell’estate con letture di testi, ma anche la chiesa valdese di Napoli di via dei Cimbri ha deciso di aderire all’iniziativa per manifestare la sua solidarietà nei confronti delle donne vittime e un no deciso verso ogni forma di violenza.

Anche alcune chiese battiste, pur non avendo partecipato direttamente a questa iniziativa, hanno organizzato eventi legati a questo tema, come Roma Garbatella, che ha partecipato a One billion rising e ogni anno in prossimità della giornata contro la violenza contro le donne tiene un culto sul tema, o Roma Teatro Valle, che sta progettando una serie di incontri di Soul Food sulla questione della violenza sulle donne.

Le valli valdesi sono l’area dove il“contagio”auspicato dai promotori di“Posto occupato”ha avuto l’effetto sperato. L’azione del Coordinamento Donne Val Pellice ha portato l’adesione di alcuni Comuni e delle chiese di Luserna San Giovanni e Torre Pellice. Nella prima sono stati allestiti due posti in entrambi i templi; nella seconda, il posto occupato allestito nel tempio principale è stato“trasportato”anche nei culti fatti durante l’estate in altri luoghi come il Rifugio Carlo Alberto e l’Uliveto. Inoltre, spiega il pastore Giuseppe Ficara, «in collaborazione con il Comune di Luserna San Giovanni stiamo organizzando una serata pubblica per venerdì 21 novembre presso la Sala d’Arte di via Ex Deportati e Internati sul tema della violenza contro le donne, mentre domenica 30 novembre, il culto sarà tutto incentrato sullo stesso tema».

A San Secondo e San Germano, le altre due comunità che hanno aderito, l’input è arrivato dal pastore: sulla scia dell’ordine del giorno approvato dal Sinodo, o sentendo parlare dell’iniziativa in un programma radiofonico. Come spiega la pastora Daniela Santoro, «Da qualche anno inseriamo fra gli argomenti delle attività (unione femminile, studio biblico ecumenico, scuola domenicale e catechismo, predicazioni) la violenza e ultimamente la violenza nei rapporti familiari. La cosa difficile è sensibilizzare e coinvolgere le persone. Parlandone con il concistoro abbiamo ritenuto che aderire poteva aiutarci a presentare il tema con un’azione semplice ma incisiva, sperando di sviluppare il dialogo nella comunità e con l’esterno. Terremo occupato un posto su una panca in posizione centrale, in modo che venga anche da chi non si siede in prima fila, con indumenti, una Bibbia e un innario. Nell’ultimo incontro congiunto dei concistori di Pramollo, San Germano e Villar Perosa abbiamo presentato l’iniziativa e anche le altre chiese hanno deciso di aderire. Anche il coordinamento delle unioni femminili sta invitando i gruppi a partecipare».