
I pensieri del re Davide, prossimo alla morte
10 ottobre 2014
Un giorno una parola – commento a I Re 2, 1-3
Si avvicinava per Davide il giorno della morte, ed egli diede questi ordini a Salomone suo figlio: «Io m’incammino per la via di tutti gli abitanti della terra; fortìficati e compòrtati da uomo! Osserva quello che il Signore, il tuo Dio, ti ha comandato d’osservare.
(I Re 2, 1-3)
Bada al servizio che ha ricevuto nel Signore, per compierlo bene.
(Colossesi 4, 17)
Le ultime istruzioni del re Davide al figlio insistono sull’obbedienza alla legge, quell’obbedienza che era stata la debolezza, il tallone d’Achille di Davide, re coraggioso, uomo di preghiera, ma non proprio un esempio adamantino di ubbidienza ai comandamenti del Signore. Al momento della sua agonia non c’è rimpianto, non c’è disperazione. C’è consapevolezza della propria fine, e un pensiero alle tante cose ancora da realizzare. Prima di tutto, il re agonizzante esorta a una discontinuità. L’incoraggiamento alla forza e a un comportamento adulto sarà realizzato in una pace duratura e nella costruzione del tempio. Davide fu un re guerriero, Salomone un re di pace. Poi segue l’incoraggiamento all’obbedienza. Un re d’Israele è vincolato dalla legge di Dio. Lo Stato non è lui. C’è una sorta di costituzione che si chiama patto, che coinvolge Dio, il re e il popolo. Il potere del re è reale (nei due sensi), ma è subordinato e obbediente alla volontà di Dio.
Che cosa manca nelle parole di Davide? Manca completamente quel rimpianto e quella lode di sé che pervade le nostre generazioni. Manca il: “Dopo di me, il diluvio!”. Al posto dell’arroganza di tutti coloro che, ieri e oggi, si ritengono necessari e migliori dei posteri, e che si incamminano e si incammineranno inesorabilmente per la via di tutti gli abitanti della terra, il re Davide esprime una serena consapevolezza che Salomone, il suo successore, ha tutte le chanches per essere un uomo migliore di lui, un re migliore di lui, un credente migliore di lui. Salomone lo sarà, così come lo saranno i nostri figli, anche se ciascuno di noi troppo sovente pensa (e dice) che non studiano come abbiamo fatto noi, non lavorano come abbiamo fatto noi, e che ai nostri tempi… E invece, lasceremo il nostro mondo e le nostre chiese a uomini, a donne e a credenti che avranno tutte le potenzialità per essere migliori di noi.