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Il Regno di Dio

Il Signore regna; esulti la terra e gioiscano le numerose isole. Salmi 97, 1

Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore, Dio onnipotente; giuste e veritiere sono le tue vie, o Re delle nazioni. Apocalisse 15, 3

Laddove una buona parte della cristianità, particolarmente in Occidente, si sente faticosamente portatrice di una testimonianza che le statistiche sembrano dichiarare sterile e inefficace, il canto del Salmo proclama il regno di Dio presente e operante in modo così evidente che perfino la geografia lo riconosce e si inchina. Un regno più potente della natura, che a un tempo fa tremare, scioglie i monti, fa esultare i popoli e rende giustizia ai miseri. Non dipende dall’approvazione degli umani.

Il Regno non può essere vinto, ma può essere nascosto alla vista. Palizzate colorate di idoli materiali e spirituali tentano di distogliere l’interesse degli umani, di affascinarli, di convincerli che la loro condizione visibile è l’unica o la migliore possibile. Tanto che il Signore di questo Regno fu condannato a morte dalla religione, dalle istituzioni e dall’opinione pubblica del tempo. Ma la sua morte ha riscattato molti miseri e li ha resi per sempre sudditi del Regno di Dio.

Quando, in preghiera, invochiamo la venuta del Regno, non chiediamo che il Regno di Dio nasca o si conservi. Chiediamo che venga in noi, che gli ostacoli presenti della nostra mente e nel nostro cuore siano divelti e che ne siamo liberati per tremare e per esultare davanti al Re. Chiediamo di essere liberi di alzare la testa, di guardare al regno di Dio, di riconoscerlo vincente. Chiediamo di attendere dal Regno tutto il bene, fin oltre il desiderio, fin oltre il pensiero. Timore ed esultanza, giustizia e misericordia, giudizio e consolazione non cedono e non cederanno di fronte all’indifferenza e all’ignoranza, alla superstizione e all’egoismo.

Immagine di copertina: Buchhändler – Opera propria via Wikimedia Commons