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Famiglia: sfide trasversali

Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione, questa è la dizione completa dell’argomento di cui si occupa l’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei vescovi della Chiesa cattolica romana. L’Assemblea è convocata dal 5 al 19 ottobre in Vaticano. A chi è abituato a declinare la parola “sinodo” nel senso della massima autorità umana di una chiesa potrebbe sembrare che si tratti di un evento straordinario dal quale scaturiranno prese di posizione forti e incisive. Nell’ordinamento della Chiesa cattolica invece il Sinodo dei vescovi è un organo consultivo del papa nelle questioni di ordine pastorale e dunque questa assise non ha alcun potere reale in materia dottrinale o disciplinare. Tali decisioni spettano esclusivamente al Vescovo di Roma.

L’importanza dell’argomento famiglia si manifesta intanto attraverso il fatto che il Sinodo dei vescovi se ne occuperà in una doppia assemblea: la straordinaria quest’anno e l’ordinaria l’anno prossimo. Quale importanza riveste questo evento per un protestante? Convivenze prematrimoniali, divorzio e nuove nozze, coppie di fatto, matrimonio tra persone dello stesso sesso, sono questioni di cui i sinodi delle chiese protestanti storiche si occupano da almeno mezzo secolo, prendendo decisioni di carattere dottrinale e disciplinare coraggiose e talvolta controverse. Decisioni che rendono palese la notevole divergenza esistente in questa materia tra protestantesimo e cattolicesimo. Le prese di posizione del Sinodo valdese e metodista in Italia sono in questo caso abbastanza rappresentative per tutta l’ecumene protestante.

Una dichiarazione di disinteresse sarebbe però fuori luogo. Prima di tutto perché le sfide e i problemi da risolvere sono di fatto ecumenici ovvero trasversali. Le questioni segnalate dalle conferenze episcopali cattoliche nel documento Instrumentum Laboris (vale a dire il principale testo di riferimento dei lavori sinodali), pubblicato il 26 giugno scorso, corrispondono a quelle contenute nelle agende dei sinodi luterani e riformati. E poi bisogna prendere seriamente in considerazione che ormai una parte consistente dei nostri membri di chiesa vive in una relazione stabile (etero o omoaffettiva) con delle persone legate in un modo o nell’altro al cattolicesimo romano. Capita non di rado che in tali relazioni entrambi i partner prendano molto sul serio l’appartenenza alla propria chiesa di origine.

C’è però un altro aspetto di questa problematica tutt’altro che trascurabile. Si tratta delle persone credenti che vivono in Africa e in Asia. Sempre più spesso queste persone migrano verso l’Europa e approdano non di rado nelle nostre chiese. Il documento Instrumentum Laboris menziona in maniera chiara la poligamia presente in molte culture africane e asiatiche. Di fronte a questa sfida noi europei (e occidentali in generale) siamo tutti indietro. Non abbiamo una visione teologicamente chiara della dimensione poligamica o poliandrica del matrimonio e della famiglia. Una dimensione in cui si cela spesso un maschilismo violento e prevaricatore ma anche un luogo in cui si trovano numerosi esempi di solidarietà, di premura e di accoglienza. L’enorme successo dell’islam in Africa (a discapito tanto dei cattolici quanto dei protestanti) è in parte legato a alla sua capacità di interpretare modelli di famiglia (apparentemente) diversi dai nostri occidentali.

Esaminate ogni cosa e ritenete il bene (I Tessalonicesi 5,21). È una delle regole d’oro dell’agire cristiano. La possiamo applicare senz’altro al lavoro che sta affrontando la Chiesa cattolica attraverso il suo Sinodo dei vescovi. Sarebbe tuttavia auspicabile che tale lavoro diventasse ecumenico non solo “per caso” o “di fatto”. Esempi di un ecumenismo consapevole in questo settore non mancano. Tra questi ci sono anche i due documenti congiunti del Sinodo valdese e metodista e della Conferenza episcopale italiana dedicati ai matrimoni interconfessionali, approvati da entrambe le parti nel 1997 e nel 2000; un analogo «Documento comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e battisti in Italia» è stato approvato nel 2009. Dal basso e spesso in silenzio si fanno già da decenni – protestanti e cattolici insieme – tante cose interessanti nell’ambito della famiglia. Se questa tendenza trovasse uno sbocco anche ai livelli “alti” del dibattito dottrinale sarebbe un importante riconoscimento al lavoro e alla sensibilità di tante donne e di tanti uomini che spesso non vengono sufficientemente valorizzati.