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Sfogliando i giornali del 1 ottobre

«L’Italia arretra», «Pil giù», «l’Italia rimane bloccata»: sono solo alcune delle aperture dei principali quotidiani in edicola oggi. Nei rapporti Istat pubblicati ieri si parla del -0,3% del Prodotto Interno Lordo e dei prezzi al consumo nell’ultimo trimestre, ma soprattutto del «nuovo record dei senza lavoro tra i 15 e i 24 anni» (Il Manifesto), ormai al 44,2% e quindi cresciuta di 4 punti rispetto a un anno fa. Mentre prosegue il dibattito interno al Pd sulle tutele ai lavoratori, il premier Renzi insiste sul Tfr in busta paga per aumentare il reddito dei lavoratori. Critiche le banche italiane.

Cresce la tensione al confine tra Siria e Turchia, con i curdi che, nonostante i raid, fanno sempre più fatica ad arginare l’avanzata dell’Is verso Kobane, nei cui pressi ieri i jihadisti hanno decapitato 4 peshmerga curdi, tra cui 3 donne. Cresce ancora il flusso di profughi verso Libano, Giordania e Turchia, che ormai ha superato la quota di 3 milioni. Il governo di Erdogan intanto si sta preparando allo scontro con l’Is, ormai vicino al mausoleo di Suleiman Shah, che si trova in territorio siriano ma è sorvegliato da una guarnigione dell’esercito turco. Se le forze jihadiste decidessero di attaccare questo luogo-simbolo, la Turchia sarebbe pronta a inviare diecimila soldati in Siria.

A Hong Kong, il governo locale ha nuovamente respinto le richieste dei cittadini che continuano la loro protesta per la decisione di non consentire libere elezioni nel 2017. Ma se da un lato i media ufficiali cinesi fingono che la protesta non esista, attraverso i numerosi canali social le informazioni aggirano le censure del governo di Pechino. Secondo Il Sole 24 Ore, «La democrazia è solo questione di tempo».

Dopo il rapporto Oim di ieri, Amnesty International punta il dito contro la mancanza d’azione dei paesi dell’Ue, in particolare per la decisione di archiviare l’operazione Mare Nostrum, che ha il merito di aver salvato 138 mila persone in un anno. Ma più che le etichette, per Amnesty conta «salvare le vite umane nel Mediterraneo», in un contesto in cui le vittime nell’ultimo anno sono raddoppiate.

Negli Stati Uniti è stato diagnosticato il primo caso di Ebola. Il paziente, arrivato in Texas il 20 settembre dopo un viaggio in Liberia, è ricoverato in isolamento. Le autorità garantiscono che «l’Ebola non si diffonderà nel paese», ma intanto in Africa la situazione rimane fuori controllo. Secondo Unicef sono 3700 i nuovi orfani tra Guinea, Liberia e Sierra Leone a causa del virus. Ma qualcosa si muove, e la società civile è in prima linea per educare alla prevenzione.

Foto copertina; “Welcome to unemployment” di Andres Rueda – Opera propria. Con licenza Creative Commons Attribuzione 2.0 Generico tramite Wikimedia Commons.