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La Tavola valdese sostiene il Libano

È stato consegnato all’Agenzia delle Nazioni Unite Undp, United Nation Development Program, un protocollo di accordo firmato tra l’Otto per mille valdese e la sezione libanese dell’agenzia.
Ne abbiamo parlato con Susanna Pietra, coordinatrice dell’ufficio Otto per mille della chiesa valdese, in collegamento da Beirut.

Cosa prevede il protocollo?
«E’ un protocollo di accordo che prevede un finanziamento particolare a tutta una serie di attività che l’Undp con i suoi partner farà per supportare i giovani libanesi e siriani, con progetti di inclusione sociale e prevenzione del conflitto: è uno dei progetti strategici dell’Otto per mille in quest’area. Il protocollo è firmato dal moderatore della Tavola Eugenio Bernardini e controfirmato dal direttore della sezione libanese dell’Agenzia Luca Renda. Più che un progetto è un programma che prevede una serie di azioni in varie municipalità libanesi, in particolare quelle dove la presenza di rifugiati siriani è diventata molto elevata. Il paese sta accogliendo un terzo dei rifugiati siriani, a causa di un’emergenza che ormai è diventata cronica. Nessuno può immaginare cosa capiterà se anche il Libano crolla». 

Si tratta di un progetto come gli altri o usufruisce di un finanziamento particolare?
«Sicuramente si tratta di un finanziamento diverso, che non può essere paragonato ai tanti progetti che vengono finanziati con l’Opm, più ridotti come tipologia d’azione. Si tratta di un’attività di lavoro in sinergia che vogliamo provare a sperimentare: è il primo passo, abbiamo spiegato le nostre esigenze, i nostri criteri e cosa chiediamo nella gestione del progetto. Undp ha organizzato dei momenti di comunicazione in loco per spiegare perché ci sarà il nostro intervento; inoltre ci ha garantito un abbassamento dei costi di gestione dallo standard, perché abbiamo chiaramente detto che è importante che i soldi vadano espressamente a chi ne ha bisogno. Questo è stato ben accolto, ed è indubbiamente un punto di forza. Questo intervento è accanto a quelli di emergenza, che sono fondamentali e che non possono assolutamente essere interrotti».

Come ha visto il Libano?
«Il Libano è un paese con molte contraddizioni: è impressionante vedere la differenza tra la vita a Beirut e quella in un campo profughi, come ad esempio quello di Shatila. La vita nei campi è complessa e difficile, molti non hanno un generatore, indispensabile nei momenti senza elettricità. L’impressione è che il paese stia vivendo di nuovo una grande difficoltà. Il numero di rifugiati siriani e palestinesi è altissimo, le persone non sanno cosa aspettarsi dal futuro: questa incertezza forse è la cosa più disarmante. Il governo libanese è molto preoccupato per la presenza dell’Isis. sono stati chiusi alcuni confini e la tensione è molto alta».

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Foto: Reportage Otto Per Mille