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Il Trattato internazionale sul commercio delle armi

Altri otto governi hanno ratificato il Trattato internazionale sul commercio delle armi (ATT) durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tenutasi a New York alla fine di settembre. Questo significa che 53 governi, anche per effetto delle pressioni esercitate dalle chiese membro del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), hanno ratificato il nuovo Trattato, che entrerà in vigore entro la fine del 2014.

Con la firma del Trattato, gli Stati si impegnano a: disciplinare tutti i trasferimenti di armi convenzionali e componenti; vietare le esportazioni di armi quando c’è un rischio sostanziale di crimini di guerra, genocidio o attacchi contro i civili; valutare i rischi connessi alle violazioni dei diritti umani, al terrorismo, alla criminalità organizzata o alla violenza di genere; infine evitare spedizioni di armi sottraendole all’utente autorizzato. I leader mondiali riuniti a New York hanno in particolare espresso preoccupazione per il conflitto armato in Medio Oriente. «I telegiornali ci ricordano ogni giorno quanto sia necessario un Trattato internazionale sul commercio delle armi forte ed efficace», ha detto il segretario generale del Cec, rev. Olav Fykse Tveit. «La vita umana e la dignità umana, immensi doni che Dio ha dato a ciascuno di noi, sono afflitte dalla violenza armata in molti luoghi. Il controllo del commercio delle armi è un requisito per fermare il terrore e la violenza nel mondo di oggi» ha aggiunto. La campagna ecumenica per promuovere il «Trattato internazionale sul commercio delle armi» (Att), lanciata dal CEC nel 2011, ha rivolto particolare attenzione all’Africa, dato il numero dei paesi e delle comunità che patiscono le conseguenze del commercio illecito di armi nella regione. «Il Trattato, con le sue disposizioni centrate sull’essere umano, è atteso da tempo», ha detto Tveit. «Queste prime 50 ratifiche devono avvicinarci ad un Trattato che nessuno Stato e nessun trafficante d’armi possano ignorare».