2014-08-28_17

Schierati contro le guerre

“Il Sinodo esprime inquietudine e angoscia per i crescenti conflitti armati e le violenze in varie aree del mondo, confessa la propria distanza dall’insegnamento evangelico “beati i costruttori di pace” (Mt 5,9)”. Il Sinodo ha approvato, con un solo astenuto, un ordine del giorno contro tutte le guerre, elaborato da un’apposita commissione nominata dalla presidenza del seggio e composta da Letizia Tomassone, Claudio Pasquet, Massimo Aquilante, Ilaria Valenzi e Claudio Paravati. Il documento esprime anche la “solidarietà alle comunità civili, etniche e religiose colpite, talvolta nel nome di un dio armato che incoraggia la violenza e lo spargimento del sangue dei suoi figli e delle sue figlie”, e alle minoranze religiose perseguitate.

Pastore Pasquet, perché avete sentito la necessità di riservare una attenzione particolare a questo tema?

“I rumori di guerra arrivano da tante parti del mondo: nella prima formulazione dell’ordine del giorno c’era un esplicito riferimento ad alcune aree di crisi che sono sotto gli occhi di tutti, come la Siria, l’Iraq, la Palestina e l’Ucraina, però l’abbiamo tolto perché in realtà ci sono focolai di guerra anche in diverse altre parti del mondo, dal Sudan alla Somalia, dalla Libia al Congo, senza dimenticare le ragazze rapite in Nigeria e in generale il risorgere del fondamentalismo islamico”.

Perché proprio quest’anno?

“Perché siamo arrivati ad una concentrazione di conflitti impressionante; in particolare con il califfato islamico e la crisi israeliana siamo di fronte al medioriente che sta esplodendo. C’è un elemento in più: le guerre stanno assumendo sempre di più l’aspetto di conflitti religiosi”.

Di fronte a queste sfide cosa possono fare i credenti?

“Le azioni di contrapposizione alle guerre le devono fare i governi, le chiese possono fare tutto il possibile per sostenere i profughi e le popolazioni in difficoltà. In questo senso abbiamo voluto esprimere la nostra solidarietà a tutte le minoranze perseguitate e una particolare vicinanza ai cristiani, in una prospettiva di impegno per la pace: infatti l’unico testo citato è quello di Marco sui beati costruttori di pace. Bisogna anche fare attenzione a non ‘usare’ gli Stati Uniti o l’Europa come gendarme del mondo ma rafforzare le risposte diplomatiche e il ruolo dell’Onu e delle forze di interposizione nella gestione dei conflitti”.

L’ordine del giorno contiene anche un’esplicita confessione di peccato.

“Abbiamo voluto fortemente inserirla perché è troppo facile dire che è colpa degli altri, quando anche noi siamo invischiati in questo sistema e una parte del nostro benessere economico deriva dalla vendita di armi. Se il mondo della politica reagisce con bombardamenti indiscriminati all’acuirsi delle tensioni, la nostra è invece una lotta affinché il nostro paese non sia esportatore di violenza e di armi”.