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Conferenza stampa di mercoledì 27

Con Susanna Pietra (coordinatrice Ufficio Otto per Mille), Gianluca Barbanotti (Presidente SEP) e Luca Maria Negro (Direttore Riforma)

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All’interno del dibattito sulla comunicazione al Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste, martedì 26 agosto si è parlato di un progetto importante che ci coinvolge da vicino ovvero  “Riforma si fa in 4”. Ne parliamo con Gian Luca Barbanotti, presidente delle Edizioni Protestanti.

Innanzi tutto come valuta il dibattito sinodale?

Ci siamo avvicinati a questo dibattito con un po’ di apprensione perché eravamo in attesa di capire come la Chiesa si sarebbe espressa su questo importante progetto. Credo che il lavoro di preparazione fatto in questi mesi da tutti gli interessati, sul senso e sul significato di quello che stiamo facendo abbia contribuito in modo positivo nel dibattito; sia la relazione della Tavola valdese, che ci ha supportato in questi mesi, sia gli altri interventi hanno avuto toni di incoraggiamento nonostante alcune criticità delle quali sicuramente dovremo tener conto nei prossimi mesi quando il lavoro entrerà nel vivo.

Si è partiti anche da una grossa preoccupazione relativa alla crisi dell’editoria a livello globale…

Le crisi da affrontare sono due e si sovrappongono. Una è quella della della carta stampata che ha messo in difficoltà i colossi dell’editoria; nella nostra dimensione la crisi che dobbiamo affrontare è quella della diminuzione, in termini di numeri, della nostra comunità, con conseguente calo di lettori. Negli ultimi anni la somma di queste due cose ha portato il settimanale Riforma a subire una riduzione progressiva del numero di abbonati.

Alla base del progetto c’è quindi la consapevolezza che è tempo di puntare su strumenti nuovi, almeno per noi. Rilanciare la comunicazione via web dà infatti la possibilità di ampliare la platea dei destinatari: se la versione cartacea raggiunge lettori di età medio-alta, attraverso i nuovi mezzi sui quali ci concentreremo proveremo ad allargare il bacino dei lettori verso generazioni più giovani.

Durante la discussione in aula sinodale il dibattito si è concentrato anche sulla sinergia tra i vari organi di informazione evangelici e sulla dimensione nazionale con la quale Riforma dovrà confrontarsi. Come le si affronterà?

Innanzitutto Riforma ha deciso di mantenere la forma cartacea, come fanno anche altre testate giornalistiche, per un discorso di continuità storica. Quello delle sinergie è un discorso interessante; dobbiamo evitare che più fonti raccontino la stessa notizia ed economizzare le nostre poche ma qualificate risorse per cercare di usare più strumenti possibili così da raggiungere una platea sempre più ampia.

In relazione alla dimensione ecumenica e agli esempi di comunicazione che arrivano da altre chiese, in quale direzione intendete muovervi per colmare le eventuali lacune e rendere questo tipo di comunicazione appetibile e fruibile?

È un tema emerso durante il dibattito ed è la doppia chiave con la quale leggere il sistema che stiamo costruendo. Da un lato infatti la comunicazione delle chiese evangeliche, in particolare quello delle chiese valdesi, metodiste e battiste, è un organo interno che utilizza un linguaggio proprio. Un linguaggio che è comprensibile e familiare per un lettore interno ma che risulta ostico a una lettura esterna e che rende molto difficile che il messaggio evangelico arrivi. È un elemento su cui lavorare così come quello della presenza di articoli dedicati alla vita delle chiese locali: è vero che a un giornale con un sistema di comunicazione che ha un impatto a livello nazionale queste notizie possono apparire svilenti e riduttive ma è anche vero che possono creare appartenenza e adesione, e bisogna trovare il modo per inserire questo tipo di comunicazione in modo accessibile.

C’è stato uno spazio durante il dibattito per la questine della missione evangelica all’interno del sistema di informazione protestante e come lo valuta?

Questa è la sfida di tutto quello che stiamo facendo. In Italia non mancano i giornali e non siamo certamente noi che faremo concorrenza ad altri strumenti di comunicazione. L’idea è quella di voler inserire all’interno del panorama di informazione Italiana una voce protestante. Non su tutte le questioni i protestanti hanno una voce specifica, va riconosciuto al dibattito laico una sua dignità e non dobbiamo riprendere e interpretare tutto. Ci sono comunque una serie di questioni, quelle etiche e sociali per esempio, su cui abbiamo un parere e vogliamo avere la possibilità di parlarne ed esprimerlo al Paese.