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Diritti di casa nostra: Luigi Manconi e il lavoro della Commissione parlamentare

Il senatore Luigi Manconi illustra così la linea della Commissione parlamentare per la tutela dei diritti umani, da lui presieduta. Di diritti si è parlato nel corso della “serata pubblica” di ieri sera, che ha visto lo stesso Manconi tra i protagonisti.

Dunque, senatore, la tutela dei diritti è un problema che tocca anche l’Italia. Quali sono gli ambiti in cui, nel nostro Paese è maggiore la loro negazione?

“Intanto, è bene precisare che in un regime democratico c’è un godimento diseguale dei diritti, ma non possiamo certo dire che all’interno della nostra democrazia i diritti umani siano violati per tutti. Esistono ambiti dove le violazioni sono più acute e più permanenti”.

Quali in particolare?

“Certamente i luoghi di privazione della libertà, non solo le carceri, ma anche i reparti psichiatrici degli ospedali dove è in uso quello strumento barbarico che è il letto di contenzione. Poi ci sono gli ospedali psichiatrici giudiziari giunti alla terza proroga per la loro chiusura. Tuttavia, oggi i luoghi di maggiore mortificazione della dignità umana sono altri.Sono i Centri di identificazione ed espulsione, i Cie. Si tratta di ‘non luoghi’, dove si vive in un ‘non tempo’, dove le persone trattenute non sanno perché sono lì, né per quanto tempo, né dove andranno quando usciranno da lì. Non esiste nessuno spazio per progetti di vita.

Questa sua riflessione sui Cie ci porta sulla drammatica pagina dei tanti migranti che cercano di raggiungere l’Italia, molti dei quali muoiono durante traversate allucinanti.

“In questi giorni c’è una vera campagna aggressiva contro la missione Mare Nostrum, ritenuta ‘colpevole’ di aver salvato circa 110mila persone da morte certa. Un elementare dovere diventa un atto di accusa”.

Che si basa su cosa?

“Su alcune affermazioni inaudite dal punto di vista dell’intelligenza. Si dice che la missione ‘Mare Nostrum’ sarebbe un fattore di attrazione. Un po’ come quando si diceva che ad attrarre gli immigrati fossero i programmi tv di Mediaset. Ma il paradosso più crudele è un altro”.

Quale?

“Abbiamo vissuto un mese di sacrosanta emozione collettiva che indicava la necessità di soccorrere cristiani, curdi e yazidi perseguitati in Iraq. Ma prestare il soccorso significa anche accettare che coloro che scampano alle persecuzioni poi possano sbarcare a Lampedusa e chiedere asilo in Europa. Invece, il buon cuore degli occidentali versa lacrime e mostra emozione per i perseguitati e invia armi, ma poi se coloro che sono in fuga sbarcano a Lampedusa vogliamo erigere barriere per impedirne l’arrivo nel continente europeo”.

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Una soluzione potrebbe essere quella del vostro progetto di “Ammissione umanitaria”?

“Si tratta di anticipare la richiesta di protezione già nei Paesi di Africa e Medio Oriente dove i flussi si accalcano. Insomma, creare dei presidi là dove sia possibile richiedere il permesso che avvii il meccanismo di richiesta dello status di rifugiati.

Con che scopo?

“Il primo obiettivo è ridurre il numero di quelli che affrontano la traversata in situazioni di illegalità, riducendo il numero delle vittime. Il secondo è ottenere una distribuzione più equa e più razionale nei vari Paesi europei”.

Già, l’Europa: si dice che anch’essa debba fare la sua parte…

“Verissimo, ma deve fare la sua parte anche l’Italia, perché è bene sapere che il numero di chi gode dello status di rifugiato in Italia è inferiore a 100mila persone; in Germania è di quasi 500 mila, in Francia 250mila. E’ vero che l’Italia subisce il peso di questa marea di esseri umani, ma per disorganizzazione tutte le risorse sono utilizzate solo nella prima fase di arrivo in Italia, poi la stragrande maggioranza di queste persone cerca altrove un’opportunità di vita. Ed è giusto ricordare che in Italia la popolazione immigrata si sta riducendo ormai da cinque anni. Vengono meno migranti e cresce il numero degli immigrati che vanno via dal nostro Paese”.

In tema di detenzione, la situazione carceraria è drammatica. Come giudica le misure prese dal Governo per alleggerire la situazione?

“Ha usato il verbo giusto: alleggerire. Questo hanno fatto i provvedimenti presi dagli ultimi tre ministri della giustizia. Ci sono ancora circa 10mila persone in più di quelle che dovrebbero esserci. Le condizioni della detenzione sono comunque drammatiche. Per risolvere il problema occorre una cura forte, drastica: quella di amnistia e indulto. Si tratta di strumenti previsti nella Costituzione e che non devono creare allarme, perché la recidiva tra chi usufruisce di provvedimenti di clemenza è molto più bassa rispetto ala ripetizione del crimine di chi esce dal carcere dopo aver scontato interamente la pena”.

Altro tema importante è quello della libertà religiosa. In Italia si sono fatti passi avanti, ma non si riesce a fare una legge quadro. Perché? 

“Credo che il rinvio continuo dipenda dal fatto che la libertà religiosa non sia ritenuta una priorità. Poi,nel ventre molle di una parte del ceto politico e intellettuale e anche delle gerarchie vaticane c’è un incubo sovradimensionato, costituito dai Testimoni di Geova. Siccome è chiaro che una legge quadro dovrebbe tutelare tutte le confessioni, la resistenza verso l’adozione della legge nasce proprio dalla resistenza a un’Intesa con i Testimoni di Geova”.