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Frontiere Diaconali. Migranti, richiedenti asilo e rifugiati: progetti di accoglienza

In Italia parlare o scrivere di migrazioni non è semplice. Leggendo i giornali ci imbattiamo sovente in semplificazioni, se non in colpevoli deformazioni della realtà, soprattutto quando si raccontano fatti di cronaca nera in cui sono coinvolte persone straniere oppure si commentano le notizie relative agli ultimi approdi sulle coste meridionali. Nel linguaggio politico quasi sempre prevalgono slogan e affermazioni ideologiche utilizzati per ragioni di convenienza elettorale e che non tengono conto del contesto internazionale o delle normative di riferimento. Anche fra le persone impegnate nel sociale e tra gli operatori del terzo settore c’è scarsa informazione sul tema dei richiedenti o titolari di protezione internazionale: l’approccio è sovente caritatevole e volontaristico, le persone giunte in Italia sono assistite e non accompagnate, con il presupposto che esse siano povere e sfortunate e non titolari di diritti garantiti dalla Costituzione e dalle Carte internazionali, su tutte la Convenzione di Ginevra resa esecutiva in Italia sessanta anni fa.

Da questo quadro confuso e colpevolmente deformato si intuisce come lavorare con migranti e soprattutto con richiedenti asilo e rifugiati sia molto complesso. Ancora una volta è l’ideologia a prevalere: citando alcuni esempi nefasti di malagestione negli anni della cosiddetta “Emergenza Nord Africa, le organizzazioni sociali sono spesso accusate di approfittare dei contributi pubblici per lucrare sulla pelle dei beneficiari, i centri sociali le accusano di sfrattare i beneficiari al termine dei progetti e la “gente” le considera complici di un sistema che in tempi di grave crisi economica premia gli stranieri a discapito dei “nostri” giovani. Eppure le migrazioni non sono un fenomeno passeggero. Stanno diventando “Il fenomeno sociale” di questo millennio in Europa, anche a causa di conflitti armati nei quali gli stati europei sono protagonisti, nel bene e, quasi sempre, nel male: dalla Libia alla Siria, al Mali.

A partire dal 2011 la Diaconia Valdese ha avviato un programma di rafforzamento dei progetti dedicati ai richiedenti asilo in Italia. Nel 2013-2014 il lavoro si è concentrato in tre aree geografiche: a Vittoria (RG), con la Casa di riposo evangelica valdese che ha visto affiancare al tradizionale lavoro con le persone anziane un progetto di accoglienza per 44 persone nell’ambito dello SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati); a Torino, con un progetto SPRAR per 14 persone con il Comune di Torino; nelle “Valli Valdesi” del Pinerolese con due progetti: il primo SPRAR con il Comune di Torre Pellice (21 persone), il secondo, recentissimo, con la Prefettura di Torino in val Chisone (25 persone).

Sabato 23 agosto alle 17,15 a Torre Pellice, in piazza del Municipio si terrà il consueto appuntamento presinodale “Frontiere Diaconali”. La giornata sarà l’occasione per presentare il sesto numero de “I quaderni della Diaconia”: il numero di quest’anno, monografico e in distribuzione gratuita, include una serie di contributi sul tema migranti e richiedenti asilo proposti da diversi soggetti diaconali e sociali delle chiese evangeliche in Italia: dal Centro Diaconale “La Noce” al Servizio rifugiati e migranti della Federazione chiese evangeliche in Italia (FCEI). All’incontro di sabato 23 parteciperanno: Massimo Aquilante, presidente della FCEI, che parlerà del progetto Mediterranean Hope avviato dalla FCEI in Sicilia; Massimo Gnone, responsabile Servizio richiedenti asilo e rifugiati della CSD Diaconia Valdese; l’associazione Mosaico – Azioni per i rifugiati di Torino, che collabora con la Diaconia per i progetti in Piemonte.