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Tina Anselmi. Una vita dedicata al lavoro, alla ricerca delle verità e alle pari opportunità

Il 9 dicembre del 1977 il parlamento italiano approvava la legge 903 sulla parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro. Meglio nota come «legge Anselmi» e che di fatto impediva ogni discriminazione di genere per l’accesso a qualsiasi tipologia di lavoro. 

A presiedere il ministero del lavoro allora era proprio la democristiana Tina Anselmi, prima donna ministro della Repubblica nel 1976. 

Lo scorso agosto una svastica di vernice nera, a sfregio, è stata posta sulla lapide che porta il nome di Tina Anselmi a Torino nel giardino in via San Marino, nel quartiere Mirafiori.

«Una donna – scrisse in occasione dell’atto vandalico il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana – Fnsi, Giuseppe Giulietti – che nel suo lavoro non aveva riguardi per nessuno, neppure per gli amici di partito o di corrente. Questo suo rigore le aveva attirato, per tutta la vita, sino agli ultimi giorni, il risentimento di chi non aveva mai digerito quella inchiesta che aveva scoperchiato la “trattativa” tra logge, bande, servizi corrotti e apparati dello Stato. Sino all’ultimo giorno Tina Anselmi non è mai venuto meno a quella tensione etica, religiosa persino, che l’aveva indirizzata verso la lotta partigiana e antifascista».

Staffetta partigiana con il nome di Gabriella, Tina Anselmi fu anche maestra, sindacalista e deputata della Dc.

Morì nel 2016 all’età di 89 anni.

«Quarant’anni fa (scriveva nel 2021 nella rubrica dal titolo  Dalla parte di leiMariangela Gritta Grainer su Articolo21.org https://www.articolo21.org/2021/06/181474/), nel 1981, la prima Presidente donna della Camera dei Deputati, Nilde Jotti, affidava ad un’altra donna, deputata di lungo corso e già ministro del lavoro prima e della sanità poi, la presidenza della Commissione d’inchiesta sulla Loggia P2. Un gesto sicuramente di rottura, di cui solo ora, a distanza di quarant’anni, riusciamo a comprendere l’alto valore simbolico per la nostra Repubblica e per le donne tutte.

Nel ripercorrere la biografia politica di Tina Anselmi abbiamo deliberatamente scelto di partire da questo incarico di Presidente della Commissione d’inchiesta sulla Loggia P2. Alla sua vicenda biografica e agli anni della sua formazione dedicheremo spazio nel nostro prossimo appuntamento il 26 luglio l’ultimo lunedì del mese.

Alla fine della stesura del testo che segue mi sono chiesta (Afferma Grainer): tutto il lavoro di quegli anni che cosa ci dice oggi? Una domanda che con Tina ci siamo rivolte nell’estate del 1997 nella sua casa a Castelfranco dove mi aveva invitata per parlare della Commissione d’inchiesta  governativa: cinque componenti, presieduta dall’esimio prof. Ettore Gallo e di cui Tina Anselmi faceva parte. Riguardava il caso Somalia e l’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin tre anni prima a Mogadiscio. Voleva rispondere a quella domanda dopo tredici anni dalla fine della Commissione d’inchiesta sulla P2. Parlammo di come le vicende della nostra Repubblica avessero vissuto ancora fatti tragici che presentavano gli stessi grovigli di responsabilità, gli stessi o simili degli anni precedenti: Capaci Via D’Amelio altri delitti come quello di Mogadiscio, tangentopoli la fine della prima Repubblica, la discesa in campo di Silvio Berlusconi (nella lista P2 n. 625) e il nuovo ventennio. E allora abbiamo convenuto che la politica doveva riprendere a progettare il futuro del Paese che stava vivendo un momento molto difficile».

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Un agile libretto, edito da Manni nel marzo 2019, conferma tutta la validità di uno stile divulgativo che tiene insieme l’accuratezza delle informazioni e la profondità dei contenuti. In La Gabriella in bicicletta. La mia Resistenza raccontata ai ragazzi le parole di Tina Anselmi sono chiare e dirette, perfette per spiegare le ragioni della coraggiosa scelta dei giovani di allora ai giovani di oggi. “Era necessario prima sconfiggere i tedeschi e i fascisti i quali erano padroni della nostra patria, dei nostri paesi e delle nostre campagne, e sino a quando non ce ne fossimo liberati non avremmo avuto quella pace che era condizione anche per la libertà e la vita democratica. Questo mi portò a diventare partigiana”.

La recensione del libro si Noi Donne: https://www.noidonne.org/articoli/tina-anselmi-staffetta-gabriella-ci-parla-ancora.php