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G20 Religioni, presentata dichiarazione di impegni comuni tra politici, autorità di fede e produttori di conoscenza

Si è chiuso ieri 14 settembre il G20 Interfaith Forum 2021 organizzato dalla Fondazione delle scienze religiose Giovanni XXIII (Fscire) con la cerimonia finale che ha visto protagonista il presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi.

Con più di 370 partecipanti, il G20 delle Religioni ha riunito a Bologna delegati da 70 Paesi, in 32 sessioni di lavoro. 160 relatori, 94 tra politici e diplomatici, 50 autorità religiose e 93 esperti, giunti nel capoluogo dell’Emilia-Romagna con l’obiettivo di costruire uno spazio di incontro e di dialogo, stimolando il dibattito sul tema al centro del Forum, “Time to Heal”, il tempo della guarigione. Un richiamo quanto mai evocativo alla pandemia da Covid-19 ed alle complesse conseguenze socio-sanitarie della guerra, che la tragedia afghana ha messo sotto gli occhi di tutti.

Folta la rappresentanza del mondo evangelico italiano e internazionale: fra loro la moderatora della Tavola valdese Alessandra Trotta, la pastora e teologa battista Lidia Maggi, la presidente della Comunione mondiale di chiese riformate pastora Najla Kassab, il pastore Christian Krieger, presidente della Conferenza di chiese europee (Kek). Presente anche padre Ioan Sauca, ortodosso alla guida del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), l’organismo che riunisce 349 chiese di 110 nazioni in rappresentanza di oltre mezzo miliardo di persone. Una delle orazioni più attese, e più intense, è stata quella di Bartolomeo I, patriarca ecumenico della Chiesa ortodossa. Il suo forte appello sul tempo che sta per scadere di fronte all’imminente tragedia climatica, «We are a minute before midnight» (Siamo ad un minuto dalla mezzanotte) è stato uno dei momenti più intensi della 4 giorni di lavori bolognese.

Durante la cerimonia conclusiva il segretario della Fondazione delle Scienze Religiose, il professor Alberto Melloni, ha illustrato le deduzioni conclusive del Forum, tra cui una breve dichiarazione di impegni comuni tra i rappresentanti delle diverse religioni intervenuti – intesa come una sorta di Parva Charta, che recita: «noi non ci uccideremo»; «noi ci salveremo»; «noi ci perdoneremo».

Un’assunzione di responsabilità nella quale i leader politici, autorità di fede e produttori di conoscenza possono fare ciascuno la propria parte. «Il Forum ha avuto il merito di riunire autorità religiose e politiche da tutto il mondo, ai quali è stato chiesto un lavoro intellettuale appassionato e severo. Sono emerse numerose proposte, tra cui quella del patriarca ecumenico dei Sustainable Human Goals (obiettivi umani sostenibili) ed un incontro interreligioso sulle ferite dei Balcani avanzata dal Presidente sloveno Borut Pahor», le parole del professor Melloni.

L’epilogo dell’incontro bolognese sarà nell’evento “Connecting Souls” (connettere le anime) del 16 novembre a Dubai, nella Giornata della tolleranza delle Nazioni Unite, in cooperazione col Ministro emiratino della tolleranza. Richiamando il tema dell’Expo 2020, “Connecting minds” (connettere le menti) , il Forum aiuterà ad approfondire le diverse declinazioni delle riflessioni prodotte dall’Interfaith Forum 2021.