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Stati Uniti, no al bando di libri!

Il Consiglio nazionale delle Chiese di Cristo negli Stati Uniti (NccUsa) si dice «profondamente preoccupato» per i numerosi e diffusi tentativi di vietare i libri in molte località del Paese. Questa tendenza «inquietante e allarmante è in contrasto con il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, con i valori americani di libertà e con la nostra tradizione di fede cristiana, che ci spinge a raccontare le nostre storie e le nostre testimonianze ai nostri figli, come è evidente nelle Scritture, tra cui il Salmo 78:4: “…Non le nasconderemo ai loro figli; racconteremo alla generazione futura le opere gloriose del Signore, la sua potenza e le meraviglie che ha fatto”».

«Purtroppo» si legge nella dichiarazione ufficiale dell’organizzazione che raggruppa 37 denominazioni cristiane statunitensi in rappresentanza di circa 30 milioni di fedeli, «queste censure hanno preso di mira soprattutto libri scritti da autori appartenenti a comunità emarginate, mettendo di fatto a tacere le loro voci, la loro storia e le loro esperienze. Ci opponiamo a questi sforzi e incoraggiamo i membri delle nostre congregazioni a fare lo stesso».

Secondo l’American Library Association, la messa al bando dei libri è aumentata del 38% nel 2022 e più di 1600 libri sono stati banditi in 86 distretti scolastici e 26 Stati. «Tuttavia, questo non è il primo movimento per vietare i libri nella nostra nazione. Nel passato dell’America sono stati compiuti sforzi simili per limitare e manipolare l’accesso all’istruzione e mantenere lo status quo». In particolare, le leggi proibivano alle persone ridotte in schiavitù di imparare a leggere per limitare il loro progresso e per impedire loro di conoscere la loro storia e il loro contributo alla società. A livello globale, nel 1933, nella Germania nazista si è verificato quello che si ritiene essere il più grande rogo di libri mai avvenuto, per mettere a tacere le voci degli ebrei e per inviare un messaggio a coloro che si opponevano al loro regime razzista e genocida.

«Di certo, vietare i libri non è un mezzo per “proteggere” i nostri figli o per controllare ciò che possono imparare» si legge ancora nel documento. «Anzi, è vero il contrario. Limitare l’accesso al materiale di lettura è una strategia per controllare il pensiero delle persone e scoraggiare gli oppressi dal difendere le loro libertà e dal lottare contro le ingiustizie».

«Vietare i libri ricorda un passato che dovremmo fare tutto il possibile per evitare che si ripeta», ha dichiarato la vescova Teresa Jefferson-Snorton, presidente del consiglio direttivo della NnnUsa. «Nasce dalla paura, dall’abuso di potere e da una ripugnante mancanza di tolleranza che, se non controllata, può portare alla violenza contro coloro che non sono come noi e con i quali possiamo essere in disaccordo».

Se da un lato le storie, il contesto storico e le informazioni possono dare forza, dall’altro c’è un grave pericolo nel selezionare e scegliere le storie che permettiamo di raccontare, sopprimendo di fatto la storia e le esperienze di coloro che differiscono dalle nostre. «L’America non è un monolite e cercare di garantire che solo una prospettiva venga sollevata è spaventoso. I tentativi di mettere a tacere le voci delle persone emarginate rappresentano il rischio maggiore e sono antitetici ai valori americani fondamentali e ai principi della nostra fede cristiana. Non è questo il modo in cui una democrazia può sopravvivere, tanto meno prosperare».

Mercoledì 3 maggio, la Ncc si è unita alla coalizione Freedom to Learn (Libertà di imparare), composta da leader dei diritti civili, della fede e di altri settori che rappresentano un ampio spettro della società e della cultura americana, per una Giornata nazionale di azione sull’argomento.

«Insieme ci opporremo a questa mossa pericolosa e miope – hanno dichiarato- , che è divisiva nel profondo e cerca di sminuire l’immagine e la somiglianza di Dio che la nostra fede insegna essere in ogni persona. Proibire le opere letterarie che ci è permesso leggere è un modo per nascondere in modo ingannevole la verità della nostra storia collettiva, quando i nostri testi sacri ci informano che conoscere la verità ci renderà liberi (Giovanni 8:32) – non timorosi degli altri, non pieni di odio, non qualcosa che non siamo, ma liberi.
Questo è il nostro momento per alzarci e parlare. Non possiamo essere silenziosi o complici di fronte a un affronto di tale portata alle nostre libertà e alla nostra fede».