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Preghiera per il Sudan

In occasione della preghiera di mezzogiorno del 19 aprile il Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), ha chiesto solidarietà al mondo intero verso il popolo sudanese, «poiché il conflitto in aumento sta gettando molte persone innocenti in una situazione disastrosa».

«Preghiamo per tutte le regioni del Sudan – nord e sud, est e ovest –, affinché la popolazione possa vivere nell’unità, indipendentemente dalla religione o dall’inclinazione politica», ha ribadito il Cec.

Si è poi pregato per la fratellanza umana tra tutte le religioni.

«Preghiamo per tutti i musulmani presenti nel Sudan, affinché le virtù islamiche della giustizia e della via della pace, possano realizzarsi nelle loro vite; specialmente in questo periodo di Ramadan. Preghiamo, per un intervento significativo e tempestivo da parte della comunità internazionale in questa regione dell’Africa».

Coloro che si sono riuniti, in presenza e online, hanno anche pregato per «un’alba di vita nuova tra il popolo del Sudan. Possano tutti – si è detto nella preghiera -, imparare dalla storia e intraprendere con fiducia un cammino di pace. Possa Dio, concedere molteplici grazie e sicurezze per la giustizia e la prosperità alla popolazione sudanese».

Attualmente, la priorità è la sopravvivenza.

L’ha riferito il pastore Ibrahim Wushishi Yusuf, dirigente del programma Cec per la costruzione della pace nella regione africana, che ha raccolto rapporti e notizie sul campo in Sudan.

«Al momento, non è possibile far nulla. I bombardamenti aerei e i pesanti colpi d’arma da fuoco, rendono impossibile per qualsiasi organizzazione fare qualsiasi cosa – ha detto Yusuf -, anche l’aeroporto è stato completamente bombardato; acqua ed elettricità sono state interrotte intorno a Khartoum. Quindi, fino a quando non sarà accettato il cessate il fuoco, e la no-fly-zone non sarà annullata, nessuno potrà fare nulla. Ora però – ha chiosato Yusuf -, possiamo pregare».

Quando le persone parlano della terribile situazione in Sudan chiedono anche di poter pregare, si legge ancora sul sito del Cec, «Mentre valutiamo i modi possibili per accompagnare ed essere solidali con il popolo del Sudan in questo momento così difficile, l’unico atto di solidarietà che è in nostro potere è quello di pregare», ha affermato Mikie Roberts, dirigente del programma Cec per la vita spirituale. «Crediamo che quest’atto, così come lo sono altre espressioni di solidarietà, porteranno alla giustizia, alla pace e alla riconciliazione e all’unità».