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Lutero e la dieta di Worms

Il 25 maggio 1521 si chiude in Renania la Dieta di Worms, presieduta dall’Imperatore Carlo V d’Asburgo, con l’emanazione dell’editto che condanna Martin Lutero come «fuorilegge» e lo bandisce dall’Impero.

Lutero compare davanti alla Dieta su richiesta dell’Imperatore per ritrattare le sue tesi e invece di abiurare difende la sua riforma protestante: «A meno che non venga convinto da testimonianze delle scritture o da ragioni evidenti – poiché non confido né nel Papa, né nel solo Concilio, poiché è certo che essi hanno spesso errato e contraddetto loro stessi- sono tenuto saldo dalle scritture da me addotte, e la mia coscienza è prigioniera dalla parola di Dio, e io non posso né voglio revocare alcunché, vedendo che non è sicuro o giusto agire contro la coscienza. Dio mi aiuti. Amen».

Al professor Lothar Vogel, che ha studiato teologia a Tübingen e Marburgo e dal 2006 è docente di Storia del Cristianesimo e (oggi Decano) alla Facoltà valdese di Teologia di Roma chiediamo l’importanza di questo episodio: «La Dieta di Worms era la massima assise dell’impero germanico del periodo, con la presenza dell’imperatore Carlo V e di tutti principi tedeschi.

Giustamente quest’apparizione di Lutero viene ricordata come un momento chiave della storia della Riforma. Se guardiamo alla magistrale presentazione del giovane Lutero scritta da Giovanni Miegge, troviamo una descrizione molto intensa di questo momento, in cui diventa visibile l’importanza della libertà di coscienza di un semplice monaco davanti alle grandi autorità del suo tempo.

L’apparizione di Lutero davanti alla Dieta diventa dunque un momento simbolico di affermazione di libertà.

Non dobbiamo dimenticare però che è stato anche momento piuttosto anomalo. Perché lui era già scomunicato da qualche mese con la bolla Exsurge Domine di papa Leone X: il processo ecclesiastico si era già concluso e l’attività secolare avrebbe dovuto semplicemente “fare proprio”, questo giudizio della chiesa considerando l’eresia come crimine contro Dio e contro l’autorità al tempo stesso.

Non è andata così, da un lato perché Federico di Sassonia proteggeva Lutero e poi perché Carlo V, quando eletto a re dai principi elettori aveva promesso di non metter al bando nessuno senza che fosse ascoltato prima dalla Dieta. Carlo V non aveva forse pensato al tempo di tale promessa alla possibile deflagrazione di una questione religiosa; ma ora si vede vincolato da questa promessa e forse anche tentato dalla prospettiva di poter allargare la sua autorità.

Dopo la famosa e sofferta dichiarazione di Lutero, si aprono trattative complicate e Carlo V emanerà il bando solo alla conclusione Dieta, oltre un mese più tardi, e non ne invierà nemmeno una copia al principe elettore di Sassonia consentendo a lui di dissimulare questa decisione, e si aprono in questo modo dialettiche importanti che andranno avanti per decenni. Anche questo è un effetto di questo momento molto significativo e simbolico».