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Domani 6 maggio la cerimonia di incoronazione di Carlo III

L’incoronazione di re Carlo III e della regina Camilla avrà luogo sabato 6 maggio e sarà una funzione religiosa anglicana condotta dall’arcivescovo di Canterbury. Dal 1066 i monarchi inglesi vengono incoronati nell’abbazia di Westminster.

A testimonianza dello stretto rapporto del monarca con la Chiesa di Scozia, l’attuale moderatore dell’assemblea generale della Chiesa, il reverendo Iain Greenshields, parteciperà al culto nell’Abbazia di Westminster, così come il decano della Cappella reale di Scozia, il professor David Fergusson.

Per sottolineare lo stretto legame della Corona con la Chiesa di Scozia, il moderatore regalerà al re una Bibbia durante la cerimonia di incoronazione.

Il re metterà la mano sulla Bibbia per prestare il giuramento dell’incoronazione. Dopo la cerimonia, la Bibbia dell’Incoronazione sarà conservata nella biblioteca di Lambeth Palace (la residenza ufficiale a Londra dell’arcivescovo di Canterbury) e una copia sarà inserita nella Royal Collection, la raccolta d’arte della famiglia reale, secondo una tradizione che risale a Giorgio III.

Il re e la regina arriveranno all’abbazia di Westminster in processione da Buckingham Palace. Si prevede che circa 3.000 persone assisteranno personalmente alla funzione. In seguito, la coppia reale tornerà a Buckingham Palace in un corteo cerimoniale più ampio, a cui si uniranno altri membri della famiglia reale, per apparire sul balcone del palazzo poco più tardi.

I Vescovi di Bath & Wells e Durham serviranno come vescovi assistenti di re Carlo III all’incoronazione. Sono stati inseriti nell’elenco delle 13 persone scelte per ricoprire «importanti ruoli cerimoniali storici…» [avendo dimostrato] «che la loro richiesta si riferiva a un servizio storico consueto svolto in occasione di precedenti incoronazioni».

Il ruolo svolto da due vescovi di supporto risale all’incoronazione di Edgar nel 973: due vescovi lo condussero per mano nell’abbazia di Bath. Dall’incoronazione di Riccardo I nel 1189, i vescovi di Bath & Wells e Durham hanno assunto questo compito.

La consuetudine vuole che accompagnino il monarca per tutta la cerimonia, affiancandolo quando esce dall’Abbazia di Westminster e stando ai lati della Cattedra di Sant’Edoardo durante l’unzione. I vescovi assistenti possono anche portare la Bibbia, la patena e il calice durante la processione. Oggi il vescovo di Durham è Paul Butler, mentre il vescovo di Bath & Wells è Michael Beasley.

I dettagli della processione da e verso l’abbazia sono stati pubblicati il giorno di Pasqua. Il re e la regina consorte si muoveranno da Buckingham Palace all’abbazia di Westminster passando per Whitehall con la Diamond Jubilee State Coach, la carrozza creata per gli 80 anni di Elisabetta II. Il ritorno avverrà lungo lo stesso percorso, accompagnati da membri delle Forze Armate.
Secondo un articolo apparso lunedì sul Times, il rabbino capo Ephraim Mirvis e sua moglie dovrebbero alloggiare con il re e la regina consorte a Clarence House la notte prima dell’incoronazione, in modo da poter raggiungere l’abbazia a piedi senza dover viaggiare in auto durante il sabato.

Il Venerdì di Passione è stato annunciato che più di 450 «persone di ogni estrazione sociale che sono state insignite di Medaglie dell’Impero Britannico per il loro servizio alla comunità» sono state invitate a partecipare alla funzione. Una dichiarazione di Buckingham Palace ha affermato che molti di loro sono stati «fondamentali nel fornire servizi e supporto alle loro comunità locali durante le serrate di Covid-19».
Inoltre, 400 giovani rappresentanti di organizzazioni caritatevoli, nominati dal re e dalla regina Consorte e dal governo, sono stati invitati ad assistere a una proiezione in diretta della funzione a St Margaret’s, la chiesa accanto all’Abbazia di Westminster.

Il culto vedrà il re e la regina unti con l’olio santo, partecipare alla Cena del Signore, prestare una serie di giuramenti e ricevere le regalie, tra cui l’anello dell’incoronazione e lo scettro, seguiti dalle benedizioni, dalla consacrazione e dall’incoronazione. L’olio proviene dalle olive del Monte degli ulivi a Gerusalemme ed è in realtà un mix unico di olio d’oliva, rosa profumata e fiori d’arancio, “profumato con oli essenziali”, che comprende anche estratti di sesamo, gelsomino e cannella. L’olio è stato consacrato dal patriarca di Gerusalemme, Theophilos III, e dall’arcivescovo anglicano di Gerusalemme, Hosam Naoum durante una cerimonia a marzo alla Chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

La sacra Pietra di Scone, nota anche come Pietra del Destino o dell’Incoronazione, sarà visibile all’interno della Sedia dell’Incoronazione in quercia su cui verrà incoronato re Carlo III.

La leggenda la proclamava la pietra sulla quale Giacobbe aveva ricevuto una visione, e che la frattura nella pietra che presenta fosse derivata dal colpo infertole da Mosè per renderla capace di portare acqua. È una pietra a forma di grossolano parallelepipedo in arenaria rossa sulla quale furono incoronati i sovrani scozzesi da Kenneth I di Scozia a Carlo II.

La Pietra è stata utilizzata per inaugurare la regalità scozzese, forse per secoli, prima di essere saccheggiata dall’abbazia di Scone, vicino a Perth in Scozia, dal re Edoardo I nel 1296. Dopo averla portata a Londra, egli commissionò un trono di nuova costruzione nell’abbazia di Westminster da utilizzare per le incoronazioni. La pietra fu montata sotto il sedile.

Il giorno di Natale del 1950 quattro studenti universitari nazionalisti scozzesi riuscirono a fare irruzione nell’abbazia di Westminster, rimuovendo il grande pezzo di arenaria rossa e trasportandolo oltre il confine, dove fu poi tenuto nascosto per alcune settimane. Durante la rimozione, la pietra fu danneggiata dai tentativi di sollevarla dalla cattedra e fu necessario ripararla con tre tasselli metallici. La pietra è poi riemersa presso le rovine dell’abbazia di Arbroath, luogo in cui fu firmata la Dichiarazione di Arbroath nel 1320, dove era stata depositata, avvolta in una fascia scozzese. Si tratta di una dichiarazione di indipendenza scozzese, fatta per confermare lo status della Scozia di stato indipendente e sovrano e l’uso di azioni militari quando veniva attaccata ingiustamente. Sotto forma di lettera venne presentata a Papa Giovanni XXII, datata 6 aprile 1320.

La pietra fu restituita all’Abbazia di Westminster nel 1952, ma fu poi ufficialmente rimpatriata in Scozia dal governo britannico nel 1996, con l’intesa che sarebbe stata utilizzata nelle future funzioni di incoronazione nell’abbazia di Westminster.

Circa 10.000 persone hanno costeggiato il Royal Mile di Edimburgo per guardare la Pietra del Destino mentre si dirigeva verso il Castello di Edimburgo dal Palazzo di Holyrood House il giorno di Sant’Andrea, il 30 novembre 1996. In quell’occasione, al Castello di Edimburgo si tenne una funzione speciale per celebrare l’evento. Dopo l’incoronazione, la Pietra di Scone tornerà al Castello di Edimburgo prima di essere trasferita in una sede più permanente, in un museo di nuova costruzione a Perth nel 2024.

La liturgia per il culto nell’abbazia di Westminster, appena pubblicata da Lambeth Palace, metterà in evidenza il fermo impegno di re Carlo a continuare a servire tutti i popoli del Regno Unito, come ha fatto nel ruolo di principe di Galles.
Rifletterà inoltre l’impegno di lunga data del re nei confronti delle relazioni ecumeniche e interreligiose.
Tra gli elementi unici della cerimonia ci sarà l’uso del gaelico per la prima volta nell’incoronazione di un monarca britannico.

Il servizio di incoronazione includerà anche altre lingue associate alle isole britanniche, con una preghiera in gallese e l’inno Veni Creator cantato in gaelico scozzese, gallese e irlandese.

Il tema della liturgia è “Chiamati a servire”, che riflette l’impegno di Carlo III a servire Dio e il popolo, e sarà un atto di culto cristiano che onora l’antica tradizione dell’unzione e dell’incoronazione dei monarchi.

La liturgia dell’incoronazione è stata elaborata in stretta consultazione con re Carlo e con il governo e includerà diversi nuovi elementi che riconoscono e celebrano il contributo delle diverse comunità alla nazione e i cambiamenti che il Paese ha visto nei 70 anni dall’ultima incoronazione.

Il primo elemento di novità vedrà il monarca accolto da uno dei più giovani presenti, un corista della Chapel Royal al quale il re rivolgerà le parole: «Nel Suo nome e sul Suo esempio, non vengo per essere servito ma per servire».
Questo stabilisce fin dall’inizio della cerimonia il tema del servizio agli altri, poiché la risposta di Carlo riecheggia le parole di Gesù e allo stesso tempo sottolinea l’importanza dei giovani nella nostra società.

In un altro momento unico nella storia dell’Incoronazione, il re pregherà ad alta voce nell’abbazia usando parole scritte appositamente per l’occasione che riflettono il dovere e il privilegio del sovrano di servire tutte le comunità.
Oltre a coinvolgere per la prima volta delle donne vescovo, la funzione vedrà membri di altre fedi svolgere un ruolo attivo. Dopo la benedizione finale, re Carlo riceverà un saluto dai rappresentanti delle comunità ebraica, induista, sikh, musulmana e buddista.

Nonostante queste aggiunte, la liturgia seguirà la struttura tradizionale, comprese le preghiere e le letture bibliche, e utilizzerà il linguaggio e i testi della Bibbia di re Giacomo.

L’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby ha scelto un brano da Colossesi 1:9-17, che sarà letto dal primo ministro britannico Rishi Sunak.

Un’altra novità dell’incoronazione è che l’omaggio dei pari è stato sostituito da un omaggio del popolo. Coloro che guardano e ascoltano a casa e altrove saranno invitati a rendere il loro omaggio condividendo le stesse parole, consentendo a un coro di milioni di voci di partecipare a questo momento solenne e gioioso.

L’arcivescovo di Canterbury Welby, ha dichiarato: «L’incoronazione è prima di tutto un atto di culto cristiano. I segni, i simboli e il linguaggio che usiamo ci ricordano che il nostro Dio è il re servo. Con la sua unzione in questo culto, sua maestà il re Carlo III viene messo nelle condizioni di adempiere alla sua vocazione di servizio e dovere verso tutti noi. Questo è il carattere della regalità oggi. In questa pesante responsabilità, il re sarà sostenuto dal fedele servizio di sua moglie, la regina Camilla.

Sono lieto che la funzione riconosca e celebri la tradizione, parlando della grande storia della nostra nazione, dei nostri costumi e di coloro che ci hanno preceduto. Allo stesso tempo, la cerimonia contiene nuovi elementi che riflettono la diversità della nostra società contemporanea. La mia preghiera è che tutti coloro che parteciperanno a questo servizio, siano essi uomini e donne di fede o meno, trovino un’antica saggezza e una nuova speranza che porti ispirazione e gioia».