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Lavorare in nero o non lavorare? Questo è il problema…

Si è tenuta giovedì 23 marzo presso la Camera dei Deputati, a Roma, la presentazione del secondo paper del Rapporto 2023 Family (Net) Work, “Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico”. Promosso da Assindatcolf e curato, in questa parte, dal Centro Studi e Ricerche Idos, il rapporto si concentra sul fabbisogno familiare di manodopera straniera nel comparto della cura e dell’assistenza in casa. Fra i relatori, anche Giulia Gori, project officer del programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), “Mediterranean Hope”, in rappresentanza della campagna “Ero straniero” cui aderisce la stessa Fcei.

«È emerso chiaramente che in Italia, in tema di politiche di ingresso, esiste un annoso paradosso – afferma Gori -. Da una parte, il mercato del lavoro italiano ha bisogno di manodopera. Dall’altra, i decreti flussi non prevedono quote per il settore domestico e, in sostanza, la rigidità e la miopia dei meccanismi di ingresso in Italia per chi cerca un lavoro genera essenzialmente immigrazione irregolare».

Qualche dato per quanto riguarda il settore domestico. «Si calcola che il 50% dei lavoratori nel settore domestico sia non in regola; di tutti i lavoratori non in regola, 1 su 4 lavora nel settore domestico. E il 70% dei domestici regolari sono stranieri, in maggioranza extra UE» spiega Giulia Gori.

La carenza di lavoratori e lavoratrici riguarda anche il settore agricolo, dove servirebbero 100 mila persone. Quello turistico – alberghiero (secondo Federalberghi ne mancano 50 mila). Le piccole e medie imprese, secondo Confartigianato, nel 2022 hanno avuto difficoltà a reperire 1,4 milioni di lavoratori (il 43% delle assunzioni previste). Mancano inoltre 20 mila autotrasportatori.

La macchina amministrativa è «perennemente sotto organico e continuamente bloccata da un livello di burocrazia troppo alto» scrive ancora Gori. Dopo quasi 3 anni, quindi, «circa 40 mila lavoratori sono ancora in attesa di ottenere un permesso di soggiorno, e altrettanti datori di lavoro e famiglie restano in attesa di finalizzare l’assunzione e stabilizzare il rapporto di lavoro con queste persone. Evidentemente insostenibile».

Gori analizza quindi nel dettaglio il “Decreto Cutro”, sottolineandone aspetti positivi e critici, non ultimo il fatto che «l’ultimo decreto flussi introduce per la prima volta la “Previa verifica di indisponibilità di lavoratori italiani” a svolgere un determinato lavoro prima di assumere un lavoratore straniero».

A conclusione del suo intervento, Giulia Gori riprende le richieste della Campagna Ero Straniero, cioè «il superamento del meccanismo delle quote. L’introduzione di un permesso di dodici mesi per ricerca di lavoro, che agevoli l’incontro tra lavoratori stranieri e datori di lavoro italiani. Introdurre un ulteriore canale di ingresso per sponsor, che permette di supportare l’ingresso di una persona straniera al fine di consentirne l’inserimento nel mercato del lavoro a fronte di una serie di garanzie iniziali. Creazione di un meccanismo permanete di regolarizzazione su base individuale a fronte di un contratto di lavoro. Nel caso di badanti, unico modo per poter regolarizzare la loro posizione ed uscire dal lavoro nero».

La proposta di legge di iniziativa popolare proposta da Ero Straniero è tornata in agenda, con il testo nuovamente incardinato nel calendario dei lavori della Commissione Affari Costituzionali della Camera.

«È un nuovo e importante passo – commenta Gori –, anche se il cammino sarà certamente ancora lungo, ma noi crediamo fermamente che occorra guardare alla politica migratoria Italiana in modo onesto, pragmatico, soprattutto mettendo i diritti al centro. I diritti di tutti, perché nel sistema attuale ci stiamo perdendo tutti: i lavoratori, i datori di lavori, le famiglie, le aziende, l’economia e la nostra umanità. Non a caso il sottotitolo della Campagna Ero Straniero è “L’UMANITÀ CHE FA BENE”. L’obiettivo è trasformare l’immigrazione in una opportunità per tutte le persone».

Il Rapporto 2023 promosso da Assindatcolf sarà presentato integralmente a novembre di quest’anno e si articola in 4 capitoli, ognuno dei quali è stato affidato a uno dei partner del progetto: Censis, Effe (European Federation for Family Employment & Home Care), Fondazione Studi Consulenti del Lavoro e Centro Studi e Ricerche Idos.