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A un mese dal terremoto in Siria e Turchia

45mila i morti, secondo altre stime anche 50mila. 580mila bambini sfollati, secondo l’Unicef. È trascorso un mese dal terremoto che il 6 febbraio scorso ha devastato vasti territori tra Turchia e Siria e le conseguenze, spenti i riflettori e salvate tutte le persone che è stato possibile estrarre dalle macerie, sono drammatiche.

E si comincia anche a capire quale sarà l’impatto economico del sisma. Secondo le ultime stime della Banca Mondiale, i danni alle proprietà sarebbero pari a 5,1 miliardi di dollari nella sola Siria. Una cifra considerata preliminare: i danni sono stimati tra i 2,7 miliardi e i 7,9 miliardi mentre i costi della ricostruzione potrebbero essere il doppio. I danni agli edifici residenziali sarebbero quasi la metà del totale, un terzo riconducibile a edifici non residenziali e poco meno di un quinto dei danni alle infrastrutture come strade o impianti elettrici e idrici. In un altro rapporto pubblicato all’inizio della scorsa settimana, sempre la Banca mondiale ha stimato che il danno alle sole proprietà in Turchia è di almeno 34,2 miliardi di dollari.

All’indomani del sisma, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia(Fcei) ha lanciato una sottoscrizione per la raccolta di fondi per interventi a favore delle popolazioni.

Oltre 43mila euro, a oggi, la somma raccolta. Come saranno utilizzati?

«Da anni come Mediterranean Hope (MH), programma migranti e rifugiati della Fcei, siamo presenti in Libano – dichiara Marta Bernardini, coordinatrice di MH – ; per questo abbiamo cercato modalità di aiuti vicino ai luoghi in cui operiamo, soprattutto per la popolazione siriana, che già supportiamo attraverso il lavoro di Medical Hope e i corridoi umanitari. Abbiamo dunque pensato di coinvolgere le realtà già attivate in ambito umanitario e i nostri contatti con il mondo siriano».

Parte dei fondi saranno quindi devoluti a Sirian eyes, una organizzazione no profit attiva sul campo nelle zone della Siria terremotate. Questa realtà è una dei referenti di Nation Station, una stazione di benzina riqualificata dai cittadini, dopo le esplosioni al porto di Beirut dell’agosto 2020, diventata un polo culturale e un centro sociale dove si svolgono varie attività e presso il quale Mediterranean Hope è costantemente presente.

Un secondo ente che riceverà l’aiuto da parte delle chiese evangeliche in Italia si chiama Sams Syria e si occupa di soccorso in prevalenza di tipo medico e sanitario. E nelle prossime settimane operatori e operatrici della Fcei in Libano continueranno a capire come usare i fondi rimanenti, quali attività sostenere e anche come poter intervenire direttamente, se possibile, in particolare sugli aspetti sanitari dell’emergenza, il fil rouge dell’intervento di em>Medical Hope.

«Vogliamo cogliere questa occasione per ringraziare chi ha sostenuto e continua a sostenere questa iniziativa, aggiorneremo costantemente su quanto nel nostro piccolo riusciremo a fare», dichiara il segretario esecutivo della Fcei, pastore Luca Baratto.

La sottoscrizione, infatti, è sempre aperta e chi volesse contribuire trova i riferimenti alla fine di quest’articolo*.

Oltre all’iniziativa della Fcei ricordiamo l’impegno delle chiese metodiste e valdesi, che hanno stanziato 500mila euro dell’Otto per mille per la popolazione terremotata.

Medical Hope è finanziato principalmente dalle chiese battiste italiane. Mediterranean Hope e i corridoi umanitari, realizzati dalla Fcei con Tavola valdese e Diaconia valdese, sono promossi con fondi provenienti in larga parte dall’Otto per mille valdese.

*Per donare:

causale “sottoscrizione terremoto Turchia – Siria – Libano”

C/C intestato a Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
Banca Unicredit – Via Vittorio Emanuele Orlando, 70, 00185 Roma
IBAN : IT26X0200805203000104203419
BIC: Bic/swift: UNCRITM1704

Da agenzia stampa Nev – Notizie Evangeliche

İskenderun, Hatay, Türkiye. Foto di Çağlar Oskay, unsplash