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Quando le e sbarre non fermano i pensieri

Il nostro Paese è tra quelli con il maggiore sovraffollamento carcerario: 105,5 posti ogni 100, contro una media europea di 82,5. In Spagna il tasso di occupazione delle celle è del 73,6 per cento, in Germania dell’81,6 per cento, mentre la situazione francese, ricorda il sito Linkiesta è più simile a quella italiana, con il 103,5 per cento.
Nel 2022 si contano purtroppo 214 morti nelle carceri italiane, 85 di queste per suicidio. 32 invece i decessi avvenuti per «cause da accertare» o «cause accidentali». Accertamenti che spesso riconducono ad «atti suicidari». Nel 2023, i suicidi sono già 6, l’ha ricordato pochi giorni fa a Torino in un incontro in Regione Emilia Rossi, componente del Collegio del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.
Il tema carceri (come quello dei Centri di permanenza “temporanea” per i rimpatri) e della loro inadeguatezza in termini di diritti – che nelle condizioni attuali non favoriscono il reintegro nella società – dovrebbe essere un tema dirimente e quotidiano della riflessione politica nazionale, come ricorda l’Articolo 27 della nostra carta Costituzionale che recita:
«[…] Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato [cfr. art. 13 c. 4]».
Riabilitazione dei detenuti che la politica spesso ignora.
In virtù di accordi congiunti fra Roma Capitale (nel caso di Rebibbia), il Ministero della Giustizia e il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, in alcune carceri italiane sono state attivate iniziative tese alla riabilitazione.
Un racconto di vita (intrecciato con l’esperienza carceraria) è certamente quello di Annamaria Repichini.
Un esordio d’infanzia difficile, «vissuta in una periferia romana degli anni ’50, sino agli anni ’60, tra la voglia di evadere […]; poi l’incontro con un personaggio affascinante e ambiguo […] e l’avventura di crescere una figlia e conquistare un’indipendenza economica nella Tor Bella Monaca degli anni ’80», ricorda il sito Noi Donne, per ricordare la presentazione del volume «Le sbarre non fermano in pensieri» prevista il prossimo 11 marzo a Roma.
«Seguiamo Repichini – si legge sul sito della rivista Noi Donne esperienza editoriale che dal 1944 racconta l’universo femminile grazie all’intuizione di Laura Bracco, Nadia Spano e Rosetta Longo – oggi diretta da Tiziana Bartolini)
– nel suo slalom attraverso attività commerciali, con momenti alti, come il gestire un negozio di abbigliamento tutto suo e poi l’impatto con il lato oscuro del benessere economico, con lo scivolamento verso attività sbagliate. Una discesa che porta Annamaria a sessantaquattro anni in carcere, catapultata in una realtà dura e per l’ennesima di fronte alla necessità di reagire, tirare su la testa, ricominciare a tessere rapporti, indagare su di sé, ridefinire la sua identità».
In carcere Annamaria s’innamora della scrittura. Il libro è il frutto di questa conquista.
Patrizia Barbanotti (laureata in Storia presso l’Università di Firenze e in Scienze bibliche e teologiche presso la Facoltà valdese di teologia di Roma e predicatrice locale della Chiesa valdese), ha curato insieme all’autrice la redazione del volume: «Una conoscenza – ci dice -, quella con Annamaria, avvenuta attraverso la rete di solidarietà della mia chiesa. In passato, grazie alla pastora Letizia Tomassone – in sede di collettivo informa-carcere del centro sociale evangelico -, eravamo state sollecitate a lavorare sulla scrittura “dal carcere al femminile” e un fratello molto impegnato sul fronte del volontariato in carcere, mi mise in contatto con Annamaria. Nel tempo e a distanza, telefonicamente, si è stabilita una relazione che ha permesso di arrivare alla stesura di un vero e proprio libro. Attraverso questa relazione – rileva Barbanotti -, posso dire che Aannamaria ha dato rilievo, anche attraverso i miei occhi, a cose positive della sua vita e al tempo stesso ha riflettuto su alcune risposte superficiali che si era data. Questo scambio di idee e sguardi sulle proprie vite, credo sia stato prezioso per tutte e due».
Annamaria Repichini nata nel 1951 a Trastevere, quarta di cinque figli, orfana di padre a soli cinque anni, consegue il diploma di terza media ma è costretta a lasciare la scuola per aiutare la famiglia. Una serie di azioni illecite la porterà nel 2015 a varcare la soglia di Rebibbia. Dove sperimenterà opportunità riabilitative incontrando l’arte teatrale, con la regia di Francesca Tricarico, fa esperienza di scrittura attraverso il laboratorio di Noi-Donne, si cimenta con la sceneggiatura con Ilaria Spada, vince un concorso di poesia, partecipando a corsi di disegno e dipingendo murales…
Il volume «Le sbarre non fermano i pensieri», sarà presentato l’11 marzo a Roma presso la libreria L’altra città alle 18,30 (Via Pavia 106).