istock-531927598

Almeno dieci morti in un attacco a una chiesa pentecostale in Congo

Almeno dieci persone sono state uccise e 39 ferite domenica in un attentato dinamitardo contro una chiesa nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, attribuito dalle autorità a un gruppo armato affiliato allo Stato Islamico. Questo atto terroristico è avvenuto in una chiesa pentecostale a Kasindi, città di confine con l’Uganda nella provincia del Nord Kivu, ha spiegato il portavoce dell’esercito della Repubblica congolese, Antony Mualushayi.

Al momento si parla per l’appunto di 10 morti e 39 feriti e dell’arresto di un sospetto di nazionalità keniota, ma sono ancora in corso le indagini. Da parte sua, il portavoce dell’operazione militare ugandese nella Repubblica democratica del Congo, Bilal Katamba, ha parlato di 16 morti e 20 feriti. In un tweet, il ministero delle Comunicazioni congolese ha parlato di «attentato dinamitardo visibilmente perpetrato da terroristi delle Adf, Le Forze democratiche alleate, gruppo armato di origine ugandese che da anni imperversa nelle regioni Nord del Congo. Domenica sera, il gruppo dello Stato islamico ha rivendicato la responsabilità dell’attacco.

Le Adf, ribelli musulmani di origine ugandese, sono attive nel nord del Nord Kivu e nel sud dell’Ituri, altra provincia congolese, e sono tra i più letali dei circa 120 gruppi armati presenti nell’est della Repubblica congolese. Si tratta di gruppi armati che cercano di controllare i territori per motivi etnici e/o di estrarre ricche risorse dal suolo, spesso incoraggiati e finanziati dai paesi vicini. La presidenza della Repubblica democratica del Congo ha condannato l’attacco, e lo stesso ha fatto la missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite che l’ha definito un «attacco codardo e spregevole». Su Twitter, l’ambasciata francese si è detta «inorridita». Un diacono della Chiesa evangelica di Kasindi, Esdras Kambale Mupanya, ha reso noto che i fedeli si erano riuniti per un battesimo prima dell’esplosione della bomba. «Molti sono morti sul colpo, altri hanno avuto gravissime lesioni», ha commentato.

Le Adf, accusate di aver massacrato migliaia di civili congolesi e di aver effettuato attentati dinamitardi in Uganda, è stato inserito nel 2021 dagli Stati Uniti nella sua lista di «organizzazioni terroristiche straniere», in collegamento con il gruppo Stato Islamico. Sempre dal 2021, è iniziata un’operazione militare congiunta congolese-ugandese per prendere di mira le Forze democratiche alleate in territorio congolese. Ma gli attacchi sono continuati.

Il gruppo terroristico «ha continuato la sua espansione geografica» nella Repubblica del Congo, uccidendo «almeno 370 civili» dall’aprile 2022, secondo un rapporto del gruppo di esperti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Hanno anche rapito 374 persone, saccheggiato e bruciato centinaia di case e distrutto e saccheggiato centri sanitari, principalmente alla ricerca di forniture mediche, secondo quanto riportato dallo stesso rapporto Onu.
Dal maggio 2021, il Nord Kivu e l’Ituri sono stati posti sotto uno stato d’assedio dal presidente congolese Félix Tshisekedi, nel tentativo di fermare la violenza, con funzionari militari che sostituiscono gli amministratori civili. Ma anche questa misura eccezionale in gran parte non è riuscita ad arginare gli attacchi. Nell’ultima settimana almeno sessanta civili sono stati uccisi nell’Ituri.