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Le organizzazioni ecclesiali in Perù si esprimono sulla situazione politica del Paese e contro la violenza

Continuano le proteste in Perù, in un contesto di repressione da parte della polizia. Le manifestazioni chiedono la chiusura del Congresso, la convocazione di un’Assemblea Costituente e la liberazione dell’ex presidente Pedro Castillo, detenuto con l’accusa di presunta ribellione. Almeno 27 persone sono morte a causa della repressione della polizia e tra le vittime ci sono anche minorenni. Riportiamo qui diverse dichiarazioni di organizzazioni legate alle Chiese in Perù.

Il Consiglio Interreligioso del Perù – Religioni per la Pace e l’Iniziativa Interreligiosa per le Foreste Pluviali – IRI Perù esprimono la loro solidarietà e vicinanza emotiva alle famiglie delle vittime e ai loro villaggi di origine.

«Nulla è più sacro del dono della vita ed è dovere dello Stato garantirla, proteggerla e contribuire al suo sano sviluppo. Come persone di fede, soffriamo per la morte prematura e ingiusta di questi giovani, che stavano esercitando il loro diritto democratico alla protesta civica.  Come cittadini, chiediamo che il governo della signora Dina Boluarte fermi la violenza e che i responsabili siano indagati e puniti, perché questo sarebbe il miglior segno della sua volontà di governare con il popolo e per il popolo. Invitiamo inoltre i nostri connazionali a esercitare il diritto di protestare pacificamente, senza pregiudicare la sicurezza e i diritti degli altri. Ascoltare la gente è l’urgenza del momento, sedersi a dialogare è un compito che non può essere rimandato».

La Chiesa luterana del Perù chiede l’unità nazionale per difendere e consolidare la democrazia e il pieno rispetto dei diritti umani. 

«Dina Boluarte ha assunto la presidenza della Repubblica, in conformità con le disposizioni della Costituzione, dopo il fallito tentativo di colpo di Stato da parte di Pedro Castillo. Nel suo primo discorso, ha fatto appello alla più ampia unità possibile di tutti i peruviani. 

Sosteniamo questo appello perché è essenziale, come ha detto la Presidente, salvare il Paese dalla corruzione e dal malgoverno, ma anche stabilire un accordo nazionale per promuovere riforme politiche che rafforzino le istituzioni democratiche. Allo stesso modo, chiediamo che il Congresso della Repubblica si assuma la responsabilità di garantire la democrazia e cessi le vessazioni politiche che la minacciano. L’agenda del nuovo governo deve prevedere la convocazione di elezioni generali e l’attenzione prioritaria alle richieste più urgenti della popolazione, nel pieno rispetto dei diritti umani».

La Asociación Paz y Esperanza – parte del consorzio ALC Noticias – ha rilasciato una dichiarazione in merito: «L’instabilità politica che abbiamo vissuto negli ultimi anni è una conseguenza della corruzione che impoverisce il nostro sviluppo, della discriminazione che accentua l’esclusione e dell’autoritarismo che corrode le fondamenta del nostro sistema democratico.  I cittadini si aspettano un cambiamento reale che rafforzi la democrazia e gli spazi di partecipazione effettiva dei cittadini, soprattutto delle popolazioni più trascurate, alle politiche e alle pratiche dello Stato. Ciò implica una riforma urgente dello Stato, perché il suo procrastinare crea un terreno fertile per la violenza sociale e la corruzione radicata. 

Abbiamo urgentemente bisogno di costruire le basi democratiche per una nuova classe politica che non faccia gli interessi di gruppi che si contendono il potere senza tenere conto del bene pubblico; costruiamo una nuova classe politica che agisca con verità, giustizia e rettitudine.  Chiediamo riforme che promuovano una maggiore equità e partecipazione dei cittadini, nonché maggiori investimenti nella sanità, nell’istruzione e nella riattivazione dell’economia delle popolazioni vulnerabili». 

Il Colectivo Cristianos Comprometidos con la transformación integral del país (Collettivo dei cristiani impegnati nella trasformazione integrale del Paese) afferma che «il fallito colpo di Stato di Pedro Castillo non solo è stato un atto che ha attentato alla continuità di 21 anni di debole democrazia, ma ha anche generato una maggiore polarizzazione nella popolazione peruviana e l’ingresso in una nuova fase di crisi politica, senza quasi ritorno. La successione costituzionale di Dina Boluarte alla presidenza della Repubblica del Perù non risolve la crisi politica e genererà senza dubbio un’esplosione e una mobilitazione sociale senza precedenti, poiché è insostenibile che il nostro popolo rimanga ancora nell’attuale situazione economica e sociale. Il Paese richiede con urgenza una riforma completa del capitolo politico della Costituzione e il miglioramento delle regole del gioco per le future elezioni, al fine di proteggere e mantenere l’equilibrio democratico dei poteri». 

World Vision Perù deplora ogni tipo di violenza e porge le proprie condoglianze alle famiglie delle vittime dell’attuale situazione nel Paese.  «Di fronte alla morte di un adolescente, ribadiamo che lo Stato e la società devono dare priorità all’interesse superiore dei bambini come principio guida in tutte le loro azioni e proteggere i bambini e gli adolescenti in modo completo in ogni momento. Riaffermiamo la nostra vocazione a costruire una società con tenerezza, senza violenza e promuovendo l’esercizio dei diritti di tutti i cittadini».

Nel frattempo, la Conferenza episcopale peruviana ha lanciato un appello a tutte le istituzioni e alla popolazione “per garantire la stabilità del Paese, «perché non possiamo permetterci il lusso di una mancanza di governo nel nostro Paese.

La violenza non è la soluzione alla crisi o alle differenze. Basta violenza, basta morti, il Perù deve essere la nostra priorità! Rivolgiamo un appello urgente a costruire ponti di dialogo, invitando alla serenità tutti i nostri connazionali che stanno protestando in varie parti del Paese, le cui richieste, quando giuste, devono essere ascoltate, ma che esercitano i loro diritti senza violenza».