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Il riscatto degli oppressi compiuto da Dio

Sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore pronuncerà 
Isaia 62, 2

Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove 
II Corinzi 5, 17

Il profeta Isaia annuncia ad Israele-Gerusalemme quel che il Signore sta per fare: gli/le assegnerà un nome nuovo con cui tutti i popoli la chiameranno. Non più “Abbandonata” o “Desolazione”. Il nome sarà “la mia delizia” e anche “Maritata”. Quel che il Signore compirà non sarà “la torta in cielo”, la consolazione futura degli oppressi, ma il riscatto qui ed ora davanti agli occhi dei popoli, di quei popoli che erano stati testimoni delle disgrazie che avevano colpito Israele ad opera degli eserciti babilonesi. I conquistatori avevano distrutto le mura delle città, dato fuoco al tempio, trafugato i suoi tesori, ucciso donne, uomini e bambini, disperso buona parte degli abitanti e quel che restava venne deportato. Allora i termini Abbandonata e Desolazione apparivano appropriati. 

Mi vengono alla mente le immagini dell’Ucraina, con le sue città come Mariupol, ridotte a scheletri fumanti, i suoi abitanti, a cominciare dalle donne, umiliati e deportati o in cerca di rifugio presso i popoli circostanti, costretti a vedere i propri cari gettati in una fossa comune e incapaci di prestare soccorso, nascosti in un rifugio sotto terra in un estremo tentativo di rimanere in vita. Questa è la desolazione sotto i nostri occhi. Desolazione che non avremmo voluto vedere, ma che ci lascia testimoni impotenti nel frastuono delle bombe e delle voci che si rimpallano le responsabilità.

In mezzo a tanto abbandono e desolazione ci sforziamo di gettare lo sguardo al di là e intravedere quel che il Signore sta per fare col nostro impegno, attraverso i capi delle nazioni, ma anche al di là di loro. Egli farà rivivere il paese distrutto e abbandonato; lo farà diventare meglio di prima e lo rialzerà perché faccia tesoro della propria esperienza. Ricostruiranno le città distrutte, semineranno i campi, richiameranno a sé i molti che sono fuggiti a causa della guerra. Sarà un popolo nuovo che amerà la pace e la solidarietà e riconoscerà l’opera del Signore.