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La vita nella comunità cristiana

Ecco quant’è buono e quant’è piacevole che i fratelli vivano insieme! Là, infatti, il Signore ha ordinato che sia la benedizione, la vita in eterno
Salmo 133, 1.3

Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione, così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l’uno dell’altro
Romani 12, 4.5

Incontrare membri di famiglie allargate che abitino insieme in armonia e unità è una esperienza “buona e piacevole”, quanto rara. Il Salmo celebra una comunità che funziona in modo sano: questa visione di armonia si radica in un’esperienza sociale concreta, l’avventura di vita che Dio intende per l’umanità tutta, a partire dal suo popolo. Sullo sfondo di questo antico costume si trova l’interesse di mantenere indiviso il patrimonio ereditario e anche la coscienza che il nucleo esteso forma un vincolo solidale per il benessere del popolo, deboli e stranieri inclusi. 

Convivenza e vita in eterno: cogliamo il monito contro l’individualismo, che si illude di poter ricevere le benedizioni del Patto e dell’Evangelo in solitudine, ma anche il pericolo di una comunità seria – rispetto alla sua fede – e divisa per controversie e irritabilità: essa verrebbe meno alla sua ragion d’essere. Nei Salmi la “benedizione” è concreta e legata alla terra; evoca fecondità e raccolto, tanto che l’assenza di unità e armonia metterebbe in pericolo il lavoro della famiglia, minacciandone la prosperità; ciò vale anche per la chiesa nella tensione tra il singolo e la comunità; però viene rivisitata la concezione della famiglia e nella ricerca di unità si ricorre alla metafora più intima del corpo. 

La vita all’interno della comunità cristiana può essere dolorosa o gioiosa quanto nella famiglia, e si ritorna al nesso “vita della Comunità” e “funzioni dei singoli”. Ci sembra di essere contesi tra individualismo e tirannia di gruppo. Il nostro approccio deve tener conto dei due estremi: i singoli hanno ricevuto doni diversi per natura e quantità che eserciteranno senza rivendicarli come conquiste personali; che non diventino occasione di competizione individuale! Esercitati al suo interno, esistono per il servizio della comunità. Servizi, talenti, prestazioni e capacità che portiamo singolarmente al Corpo provengono dall’unico Dio che gli dà vita in Cristo – non ci appartengono, se non in quanto membra l’uno dell’altro.