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Tra Babele e Pentecoste

Che cosa dicono le nostre celebrazioni e i nostri culti su di noi, in quanto chiesa?

Nella relazione conclusiva della Consultazione sul multilinguismo nei culti e nelle liturgie, promossa dalla Comunione di chiese protestanti in Europa (Ccpe) a Cluj-Napoca in Romania, dal 8 all’11 novembre, il prof. di Teologia pratica Ralf Kunz (Zurigo) ha posto ancora una volta la domanda centrale: cioè se ci pensiamo come chiese accoglienti, impegnate nell’inclusione, nella lotta per i diritti e la giustizia, per la riconciliazione e la convivenza fra diversi; e in che modo questo intendimento debba diventare riconoscibile nei nostri culti ed esprimersi nelle nostre liturgie, nell’uso di lingue e linguaggi diversi, nella scelta di preghiere e canti.

Più di trenta rappresentanti di diverse Chiese protestanti europee si sono confrontati su questo tema nei locali dell’Istituto protestante di Teologia, situato nel cuore della vibrante città di Cluj, proprio di fronte alla splendida chiesa ortodossa. Il luogo non è stato scelto per caso: in Romania, e soprattutto in Transilvania, le chiese protestanti (luterane e riformate) sono doppiamente in minoranza: per lingua e cultura e per confessione. In Romania il protestantesimo parla ungherese e/o tedesco, per motivi storici complessi, che meriterebbero altri approfondimenti. Va menzionata l’ospitalità ricevuta sia nella Facoltà di Teologia sia da parte delle chiese luterana e riformata.

Nella Consultazione, dopo una conferenza introduttiva sul multilinguismo tenuta dal dott. Oliver Engelhardt, referente della Ccpe per le relazioni fra chiese, e dei report di best practice di alcune chiese, fra le quali anche quelle del processo “Essere Chiesa Insieme” delle nostre chiese federate (sul quale la recente Assise della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia – Fcei ha espresso una propria mozione), i e le partecipanti hanno lavorato su diversi aspetti dello stesso tema del multilinguismo: linguaggi liturgici (fra i quali anche teatro, pantomime, danza, lingue che non necessitano di traduzione,…), canti interculturali, casuali e rituali; questo lavoro è culminato nella preparazione e celebrazione di un culto plurilingue e ha prodotto alcune tesi:

– il multilinguismo nelle liturgie cultuali non è una questione estetica né meramente di accoglienza: si tratta di una questione di giustizia e di riconoscimento di diritti, e poter ascoltare nella propria lingua il messaggio fa parte anche del “sentirsi a casa”, pienamente concittadini;

– sentirsi a casa, anche spiritualmente, esige da una parte la conservazione della propria lingua e identità (un’opzione che è forte per le minoranze in Transilvania e altrove) e dall’altra la disponibilità a essere “esposti” a lingue diverse;

– in tutto ciò la partecipazione prevale rispetto alla perfezione, anzi è proprio necessaria la consapevolezza della propria parzialità.

Babele e Pentecoste rimangono i due poli fra i quali le nostre chiese cercano di cogliere la sfida della convivenza fra diversi e del multilinguismo: «Monokultur ist gottlos», cioè senza Dio – ha detto ancora Kunz. Infatti, aver riconfermato l’impegno e la scommessa del processo Essere Chiesa Insieme, nonostante le difficoltà e le stanchezze, alla Assise della Fcei, ha una valenza profetica e di speranza in un panorama politico e sociale che va nella direzione opposta.

Da chiesavaldese.org