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La nostra vita è racchiusa nelle amorevoli mani di Dio

Il Signore fa morire e fa vivere, fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire 
I Samuele 2, 6

«Io sono l’alfa e l’omega», dice il Signore Dio, «colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente»
Apocalisse 1, 8

Certo, ad una lettura superficiale, le antiche parole di Anna, una donna che aveva conosciuto dolore e gioia nella sua vita, potrebbero indurre a pensare ad un Dio burattinaio che si diverte nel far cadere o tenere in piedi i suoi pupazzetti. 

Nulla di tutto questo: Anna tesseva le lodi di un Dio che ascolta il pianto dei suoi e sa come e quando intervenire.

Anna ci vuol dire che, per chi crede, tutta l’esistenza, dalla nascita alla morte, è racchiusa nelle sapienti ed amorevoli mani di Dio, un Dio d’Amore che non esitò ad immolarsi per noi, un Padre che sa di cosa hanno bisogno i suoi figli e le sue figlie.

La vita di Anna (come tante volte ricorre nelle storie dell’AT) era stata mortificata da una umiliante sterilità, ma Dio (quello che Gesù ci rivelò come Padre d’Amore), la trasse fuori da quella che lei riteneva una disgrazia e vivificò il suo corpo donandole un figlio inatteso. Il Dio della fertilità trasformò il grembo di Anna da luogo arido e senza vita a luogo di vita. La storia di Anna è metafora della nostra storia. 

Parafrasando Romani 6, 13, possiamo a buona ragione affermare che eravamo morti viventi a causa del peccato, il Dio di ogni misericordia ha trasformato le nostre vite in strumenti della giustizia di Dio, affinché testimoniassimo al mondo che langue nelle sue idolatrie che in Cristo c’è vita… e vita eterna ed esuberante, come lui stesso ci promise: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Giovanni 10, 10c).

Anna seppe fidarsi di Dio e perseverò nel tenere viva la sua speranza. Come Anna impariamo a fidarci di Dio ed a vivere una vita esuberante nella luce di Cristo. 

Immagine: Anna e Samuele al tempio (scuola di Rembrandt, XVII sec.)