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Il medico cura, Gesù chiama

Guariscimi, Signore, e sarò guarito; salvami, e sarò salvo; poiché tu sei la mia lode
Geremia 17, 14

Gesù disse loro: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori
Marco 2, 17

Sani, malati, salute, malattia. Sembrano parole che attraversano ogni tempo, che gli uomini e le donne di tutti i tempi capiscono. Del resto, tutti gli uomini e tutte le donne di ogni tempo hanno convissuto con salute e malattia: tutti, tutte hanno visto altri cader malati, si sono ammalati loro stessi. Eppure, non è precisamente così: oggi abbiamo trovato nomi per malattie che ieri erano sconosciute; abbiamo strumenti per guarire rapidamente malattie che fino a ieri uccidevano in poco tempo, senza speranza. Allo stesso modo abbiamo spostato il confine tra non malattia e malattia, grazie a una diversa sensibilità rispetto al disagio sociale e psicologico. Pensiamo all’alcoolismo. Fino al tempo dei nostri nonni esso era annoverato nella categoria dei vizi vergognosi, oggi è considerato un disagio profondo, da affrontare in modo scientifico, non da giudicare: una malattia. In questo brano però Gesù insinua una parola che si infila in quella zona grigia tra compassione e giudizio morale: sani e giusti, malati e peccatori. Ed entra in questa area ambigua in maniera particolare, mettendo in evidenza non l’oggettività della salute e della malattia, ma la soggettività di chi è giusto e quella di chi è peccatore. Il medico cura, Gesù chiama. Non è un dettaglio da poco. Chi è – o si sente – malato va dal medico: neppur nel più efficiente sistema sanitario ci si può immaginare che un medico si informi autonomamente dello stato di salute di ogni suo mutuato. Invece è Gesù a compiere il primo passo di andare verso peccatori – o verso coloro che si sentono tali. Non per far pesar loro la condizione di malati e peccatori, ma per guarirli e liberarli dal peso che li opprime, così che possano riprendere il loro cammino nella vita, riconciliati in sé e consapevoli della loro importanza ai suoi occhi. Perdonati.