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Le parole del presidente della Repubblica tedesca all’Assemblea del Consiglio ecumenico

Ospite d’onore della prima giornata dell’Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese in corso fino all’8 settembre a Karlsruhe è stato il presidente tedesco, luterano, Frank-Walter Steinmeier, che ha espresso l’onore e la gioia di accogliere la comunità ecumenica mondiale in Germania.

«Siamo grati che abbiate accettato l’invito a venire qui e speriamo di essere buoni ospiti», ha detto. «Questo evento vuole essere una celebrazione della fede, dell’interazione e dello scambio».

Steinmeier ha ricordato con gratitudine che le Chiese tedesche poterono partecipare alla prima Assemblea del Cec ad Amsterdam nel 1948 e furono accolte come membri su un piano di parità. «Ancora oggi siamo grati per questo!».

Il presidente della Repubblica federale ha poi offerto riflessioni sui simboli presenti nel logo dell’ Assemblea: il cerchio, la strada, la croce e la colomba.

«Il cerchio rappresenta tradizionalmente il mondo intero, la terra».

La strada, ha detto, indica che «ognuno di noi ha il proprio percorso individuale da perseguire, ma anche le nostre comunità, le nostre chiese sono sempre in movimento».

La croce rimane il segno cruciale dell’identità cristiana, ha riflettuto. «Non può mai essere un segno secolare di dominio, anche se spesso è stata sfruttata come tale nel corso della storia. La croce rimane il segno cruciale dell’identità in tutta la comunità cristiana».

Infine, il quarto simbolo, la colomba, ha un grande significato simbolico. «È innanzitutto un simbolo di pace, che manca a tante persone e che noi desideriamo ardentemente. In molte tradizioni è anche un simbolo dello Spirito Santo».

Ma soprattutto, ha aggiunto, «è il messaggero che nell’Antico Testamento Noè mandò a vedere se le acque del diluvio si erano ritirate, se la catastrofe universale stava per finire».

Per noi oggi, questa colomba dovrebbe essere sia un avvertimento che un simbolo di speranza, ha aggiunto Steinmeier. «Un monito a fare tutto ciò che è in nostro potere per garantire che il disastro indotto dall’uomo di un cambiamento climatico incontrollato non si verifichi. In questo contesto, noi cristiani abbiamo una responsabilità speciale, perché il creato è stato messo nelle nostre mani, nelle nostre cure, perché lo proteggessimo».

Ha concluso augurando un’assemblea «fruttuosa e di successo», «che sarà caratterizzata dallo scambio ma anche dalla preghiera, dal dialogo ma anche dalla chiarezza e dalla determinazione, dall’analisi accorta ma anche dalla volontà di agire, dall’intuizione di ciò che deve essere fatto ma anche dalla speranza».

Foto di Albin Hillert