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Il rapporto della diaconia con le chiese locali

I lavori del Sinodo valdese, nella seconda parte della mattinata di ieri, in corso a Torre Pellice (To), sono stati dedicati alla valutazione del lavoro svolto dalla Commissione sinodale per la Diaconia (CSD).

In un’Italia sempre più povera – in cui crescono le disuguaglianze, in particolare nell’ambito del lavoro, della salute e del diritto alla abitazione, la CSD si presenta come una complessa macchina per la variegata geografia, la pluralità di interventi, l’articolato funzionamento.

Nell’ultimo anno la Commissione ha risposto all’aumento dei bisogni con nuovi servizi rivolti ad anziani, disabili, minori e giovani, e migranti che si realizzano dalle Valli piemontesi fino alla Sicilia. «L’anziano non autosufficiente ricoverato al Gignoro in Toscana, il ragazzino autistico seguito dal BUM di Pinerolo (To), la migrante ricondotta a Ventimiglia che dorme per strada e cerca aiuto al Community Center, sono le situazioni di vita che la Diaconia valdese CSD si trova ad affrontare nel testimoniare l’amore cristiano su un terreno difficile e complesso», si legge in un passaggio della relazione preparata dalla Commissione d’esame. 

Il partecipato dibattito ha dedicato ampio spazio al rapporto della diaconia con le chiese locali. Diaconia e chiese – è stato detto durante un intervento – spesso appaiono come due realtà che non sempre si incontrano: da un lato, le chiese vivono, a motivo della secolarizzazione, una fragilità numerica che si rende evidente nella difficoltà di reperire persone che prestino volontariamente il loro servizio nell’azione diaconale, dall’altro, la CSD dispone di un cospicuo numero di lavoratori dipendenti; da un lato, le chiese sono operative su tempi lunghi, dall’altro la CSD risponde alle urgenze che si presentano in tempi brevi; da un lato, le chiese vivono difficoltà economiche, dall’altro, la CSD dispone di congrue risorse economiche. Occorre accorciare le distanze tra questi due mondi, continuando a favorire incontri con i concistori, con i gruppi territoriali di coordinamento, con i fratelli e le sorelle delle chiese impegnati nella predicazione della Parola attraverso l’azione sociale.

Il dibattito sinodale ha posto anche un’altra questione. Con riferimento soprattutto alla zona delle Valli, dove ci sono numerose opere diaconali, è stato evidenziato che molti membri di chiesa che lavorano presso le opere, considerano il contesto lavorativo l’ambito in cui vivere la fede, facendo a meno di partecipare al culto e alle attività comunitarie. «Il legame con la comunità – è stato detto – è importante, e il lavoro presso un’opera diaconale, fatto con professionalità e responsabilità, non può sostituire la partecipazione attiva alla vita della chiesa». Inoltre, è stata sottolineata l’importanza che il personale non evangelico e i membri di chiesa che lavorano nelle opere diaconali, anche in ruoli direttivi, acquisiscano una sensibilità evangelica, attraverso percorsi di formazione su temi teologici e diaconali, come già avviene in collaborazione con la Facoltà valdese di teologia di Roma.

Durante il suo intervento, il presidente della CSD, pastore Francesco Sciotto, ha espresso due preoccupazioni per il prossimo futuro: la prima, legata all’aumento dei costi dovuti al caro energetico e all’imminente rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti (pare che i committenti pubblici non vogliano aumentare il loro apporto economico); la seconda, legata all’esito delle elezioni politiche del 25 settembre prossimo: l’auspicio è che non si facciano passi indietro sulla tutela dei diritti umani per tutti, soprattutto per i soggetti più vulnerabili.