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Le donne e la libertà d’espressione

Un gruppo di esperte in tema di giustizia di genere si è riunito a Vienna per sottolineare la necessità di giungere presto a un «approccio condiviso dell’intera società» per affrontare le sfide delle donne, soprattutto in tema di esercizio del diritto alla libertà d’espressione nell’era digitale, oggi condizionata dalla discriminazione, dal pregiudizio, dalla mancanza di accesso all’informazione e ancora, dalla disinformazione (soprattutto di genere) e dalle restrizioni e la violenza sessuale online.

«Se queste barriere non saranno affrontate seriamente a livello statale e dagli organismi internazionali, dalla società civile tutta e dal settore privato, la giustizia di genere e il progresso generale per le società non saranno raggiunti», è stato sottolineato in occasione dell’incontro.

Irene Khan, la relatrice speciale delle Nazioni Unite per la promozione e la protezione del diritto alla libertà di opinione e di espressione, ha sottolineato l’importanza del diritto delle donne «alla libertà d’espressione», descritta come «un diritto abilitante»che consente alle persone di «poter accedere ad altri diritti civili, politici, economici, sociali e culturali, cruciali lo sviluppo e la responsabilizzazione e per la democrazia in generale», il report dell’incontro è stato pubblicato sul sito dell’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (Wacc).

Khan ha lanciato l’allarme al forum organizzato (lo scorso 13 luglio) dal Rappresentante per la libertà dei media dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). Guarda il video qui .

Tra i relatori Sarah Macharia, coordinatrice del Global Media Monitoring Project (Gmmp) della Wacc e segretaria generale della Global Alliance on Media and Gender (Gamag), Teresa Ribeiro, rappresentante Osce per la libertà dei media e Lucina di Meco, co-fondatrice di #ShePersisted.

Macharia, ha affermato che «per le donne la possibilità di poter esercitare il loro diritto alla libertà d’espressione è spesso vincolata sia dal trattamento mediatico sia dai ruoli che esse svolgono», un vincolo evidente tra le notizie diramate dai media. Poi, ha condiviso alcuni dati statistici che han fatto molto riflettere, pubblicati sull’ultimo Rapporto Gmmp. Tra i dati emerge, ad esempio, che «ci vorranno almeno settant’anni per riuscire a colmare il divario in tema di uguaglianza di genere nella stampa e nei media» […] . 

Macharia, poi, ha ricordato che «la mancanza di sostegni finanziari mirati al tema della libertà di stampa di genere è una delle sfide urgenti da affrontare e che il progetto Gmmp è infatti una buona pratica, perché unico nel suo genere; infatti, riunisce studiosi, attivisti, un’intera gamma di parti interessate e alcuni organismi delle agenzie statali». Infine, ha sottolineato l’importanza che il Gmmp svolge nel generare dati e prove, garantendo così «una visione longitudinale che, attraverso le statistiche su ciò che accadendo e dove accade, permette di poter ottenere una visione complessiva a lungo termine del fenomeno».

 

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