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Aborto: Il filo rosso della libertà e della responsabilità

Un duro colpo. Non ho parole per dire quanto profondamente mi abbia colpita la sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti che, sottraendo la legge dell’interruzione volontaria della gravidanza dal livello federale (che vale per tutti gli Stati), la consegna alla volontà legislativa di ogni Stato. Negli Stati Uniti non sarà più legale abortire come lo è stato dal 1973 sino al 24 giugno 2022. Nel paese, certo pieno di contraddizioni, ma che è anche il paese delle libertà e dei diritti, della separazione dello Stato da ogni confessione religiosa sancita dal primo emendamento della Costituzione, ha vinto una posizione proibizionista che riapre scenari dalle conseguenze infauste e nega, oggi, l’autodeterminazione delle donne. Non riesco a non pensare all’Italia degli anni ‘70 del secolo scorso e alla determinazione con cui si giunse alla legge 194. Essa sancì il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza che oltre a spazzar via gli aborti clandestini, ne diminuì drasticamente il numero. 

Ho il ricordo di riflessioni intense, serie, importanti sulla questione dell’aborto e sulla necessità di quella legge, anche nelle nostre chiese. I credenti e le credenti delle chiese evangeliche partecipavano attivamente alla riflessione sull’interruzione della gravidanza, sul fatto che essere a favore della vita non poteva voler dire essere contro una legge che garantiva alle donne la serenità di poter pensare e decidere sulla propria vita. Per anni, prima del referendum, abbiamo letto e ascoltato testimonianze sugli aborti clandestini, sulle donne che si rivolgevano alle mammane e su quelle che potevano volare a Londra ad abortire. Riflessioni sulla necessità dell’autodeterminazione delle donne in quella scelta così personale, così difficile, così facilmente giudicata. Nelle nostre chiese si approfondiva e si discuteva, nei gruppi delle donne della Federazione giovanile (Fgei), nelle riunioni quartierali, insieme alle Comunità di base cattoliche, sui giornali delle chiese, Gioventù Evangelicala LuceCom – Nuovi Tempi. La riflessione aveva due poli:

1.  La laicità dello Stato. La necessità di vivere in uno Stato che sapesse ascoltare i punti di vista della società civile, recepirne le istanze, ma anche di legiferare autonomamente, cosa che nell’Italia degli anni ‘70 sembrava un’utopia. Ma non lo era e non lo fu: la legge 194 era “super prudente”, piena di difetti e segnata dal vulnusdell’obiezione di coscienza del personale sanitario non per un periodo di transizione, ma senza limiti nel tempo, che incorporava e ancora incorpora un pesante strumento per vanificarne l’efficacia. Ciò nonostante la legge ci fu, e ci fu più libertà per le donne, ci fu tutela della loro dignità, furono garantite riservatezza e assistenza pubblica. Crebbero, allora, i consultori familiari e diminuirono drasticamente gli aborti. E questo sì che era e rimane a favore della vita! Quanto accaduto oggi in America e prima in Polonia, ci impegna alla vigilanza sulla 194 italiana.

2.  Il secondo polo fu allora, e rimane anche oggi lo stesso, il rapporto tra fede ed etica. Una riflessione intensa e sofferta sulla vita e sulla morte, sulla diversità delle condizioni di vita e di libertà di scelta, sulla necessità, in ogni momento cruciale della vita di ciascuno, di scegliere, dopo aver valutato attentamente, in lungo e in largo, e di farlo “senza rete”, ma anche senza coercizioni. Le decisione la devi prendere tu e soltanto tu in ogni campo della vita: che si tratti di rispondere a una vocazione, di intraprendere un cammino o un altro, di riconoscere ciò che in quel momento ti sembra la scelta meno sbagliata o la più sensata sapendo che la nostra umanità è chiamata a vivere nella libertà e nella responsabilità e a farlo senza la garanzia di non peccare quando decidiamo. Nessuna ideologia impositiva, nemmeno se ammantata di cristianesimo, è frutto della libertà. 

Il filo rosso della libertà e della responsabilità è la traccia che sfida le coscienze come vera alternativa ogni volta che si parla di vita e di morte, che si tratti dell’interruzione della gravidanza o delle scelte di fine vita. La sfida che rimane aperta davanti a noi è quella di osare la libertà dei figli e delle figlie di Dio. La fede cristiana ci dona un’infinita libertà in Cristo che ci impegna in una responsabilità senza limiti al servizio del nostro prossimo.