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La lode pronunciata dalle donne

Il Signore è la mia forza e l’oggetto del mio cantico; egli è stato la mia salvezza
Esodo 15, 2

Grandi cose mi ha fatte il Potente. Santo è il suo nome 
Luca 1, 49

Nell’ambito della critica testuale è sempre aperto il dibattito se il cantico contenuto in Luca 1, 46-55 debba essere attribuito a Maria o a Elisabetta. Il nome di Maria sembra un’aggiunta posteriore, una correzione più di carattere teologico che filologico fatta parecchio tempo dopo la chiusura del testo lucano. A favore di Elisabetta depone il fatto che il cantico si potrebbe inserire naturalmente nella sua dichiarazione di gioia provata nei confronti di Maria che diventa una conferma vivente della volontà salvifica di Dio già percepita da Elisabetta. Inoltre, il cantico assomiglia tanto a quello pronunciato da Anna, madre di Samuele: un’altra donna piuttosto attempata che si trova a partorire un figlio che cambierà le sorti del Popolo eletto.

Questo dibattito accademico è interessante, ma non particolarmente rilevante. Ciò che conta è che le parole di lode per la salvezza vengono pronunciate da una donna. Una donna che si inserisce in una catena di lode che vede in Miriam, sorella di Mosè e profetessa, il suo inizio. Il punto più alto e più forte di tale catena è indubbiamente il Cantico dei Cantici in cui il femminile raggiunge la perfetta armonia con il maschile. Il Magnificat, come viene tradizionalmente chiamato, è il punto di arrivo di questo percorso al femminile. I cantici contenuti nell’Apocalisse sono tutti corali e non individuali. Il Magnificat è diventato nel corso dei secoli una delle preghiere più amate in tutte le chiese cristiane. Tuttavia, questi bellissimi versi non servono per parlare a Dio, essi sono invece utilissimi per parlare di Dio, per affermare la sua bontà e il suo amore. Nel corso dei secoli tutte le chiese cristiane, alcune di più altre di meno, hanno contribuito a diffondere immagini sbagliate di Dio. Oggi le stesse chiese devono ravvedersi e diffondere in tutti i modi la buona notizia dell’eterna bontà di Dio che si manifesta come la perfetta unione del maschile e del femminile.