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L’ambiente «nella rete»

Il 23 giugno scorso, in occasione di una consultazione sul cambiamento climatico nella capitale del Kenya, a Nairobi, i leader religiosi africani hanno lanciato una Rete per la giustizia climatica con l’intento di coordinare il lavoro e aumentare così la visibilità sul tema (ormai evidentemente prioritario), essendo proprio loro i primi a subire – sulla propria pelle – la crisi ecologica inarrestabile.

L’obiettivo dell’Africa Faith Actors Network for Climate Justice è dunque «diramare e far conoscere il lavoro delle chiese e delle comunità religiose africane sul contrasto al cambiamento climatico e di accompagnare le leadership delle chiese africane nei processi sociali e politici», ricorda il sito del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).

Un mandato specifico, «chiede alla rete di coordinare il lavoro a livello nazionale, regionale e continentale, per implementare gli sforzi già indicati dalla Convenzione delle Nazioni Unite, sui cambiamenti climatici».

«Abbiamo risposto alla crisi del cambiamento climatico nei nostri centri residenziali, certo, ma lavorare in solitudine non ha generato gli effetti sperati e desiderati», ha affermato il reverendo Fidon Mwombeki, segretario generale al termine dell’incontro consultivo continentale sui cambiamenti climatici (promosso dall’All Africa Conference of Churches). 

Alla consultazione dal 20 al 24 giugno hanno partecipato delegati provenienti da 27 paesi africani, inclusi leader di chiese, attivisti per il clima e partner ecumenici. «La nostra voce di leader religiosi è rimasta sinora sottostimata, specialmente nelle sedi internazionali. Abbiamo dunque chiesto il perché di tale atteggiamento. C’è bisogno di un maggior coordinamento tra tutti gli ambiti per favorire processi condivisi per favorire un cambiamento climatico idoneo al nostro pianeta e all’uomo», ha proseguito il leader ecumenico.

Il comitato (composto da cinque membri in rappresentanza delle regioni della All Africa Conference of Churches, donne e giovani delegati e a persone con disabilità) guiderà le attività della rete. I membri individuati parteciperanno, organizzeranno incontri e programmeranno attività comuni, legate ai processi climatici.

«L’appartenenza a un comitato globale d’azione climatica è un segnale chiaro. Manda al mondo un messaggio altrettanto chiaro: salvare la Terra per salvarci la vita. Il benessere della terra è il nostro benessere», ha affermato Mwombeki (pastore luterano tanzaniano) che ha esortato la rete a essere realistica, originale e a coinvolgere il mondo, portandolo nelle realtà dell’Africa. 

«Sembrerà ridicolo – ha detto – ma è necessario condannare l’uso del carbone che genera il pericoloso disboscamento, incentivare energie alternative e a prezzi accessibili».

Ezekiel Lesmore, direttore nigeriano dei programmi della Conferenza delle Chiese in Africa, ha affermato che in occasione del lancio della Rete, «è stato emozionante vedere i leader religiosi impegnarsi, essere attori per la giustizia climatica. Importante, perché dobbiamo impegnarci in ciò che Dio ci ha invitato a fare: essere bravi e responsabili amministratori; persone che sappiano riconoscere che la nostra stessa esistenza dipende dall’ecosistema. Sappiamo che l’Africa emette solo il 4 per cento di gas serra, ma non ci arrenderemo. Saremo determinati», ha concluso.

Il vescovo anglicano ruandese Augustin Ahimana ha affermato di aver incoraggiato i membri della rete a esser determinati nel lavoro.

«Tutto dipenderà da come sapremo prenderci cura della “nostra” Terra. Qualunque sarà la sfida da affrontare, l’imperativo è non arrendersi mai», ha chiosato Ahimana.

 

Foto: 7 March 2018, Arusha, Tanzania: Girls head home from school in Usa River. Photo: Albin Hillert/Cec