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Grazie!

Il Signore si è ricordato di noi; egli benedirà
Salmo 115, 12

Che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? 
I Corinzi 4, 7

Questa parola ci spinge verso la gratitudine, verso il grazie della grazia evangelica. Di solito ti dico grazie per quel che hai fatto. Cioè: prima calcolo, giudico e, infine (se c’arrivo), dico grazie per quel che hai fatto. Ma c’è un altro grazie. Un grazie più profondo. Che dice: Grazie che tu ci sei. Un grazie più all’inizio che alla fine. Un grazie al di là di ogni ricompensa, al di là di ogni calcolo e di ogni giudizio. Un grazie a prescindere. Un grazie che crea comunione. Grazie che tu ci sei. Grazie, che ci sei stato. Tu, amico mio. Tu, amica mia. Tu, famiglia mia. Tu, mio paese. Tu, mia chiesa. Tu, mio fratello. Tu, mia sorella. Tu, Signor mio e Dio mio.

E qui siamo arrivati a Cristo, e non contiamo più. Non giudichiamo più. Siamo in Cristo. Siamo liberi. Liberati dal dover calcolare, giudicare, ricompensare della logica logorante delle opere.

Quando incontri saluti qualcuno – che arrivi o che parta -, abbassa un attimo la testa. E pensa grazieGrazie che tu ci sei. E con questo grazie rialzi la testa. Il perché di questo grazie è più profondo di ogni nostro favore, ogni nostro onore, ogni nostro dovere e ogni nostro piacere. Il perché di questo grazie è in Gesù Cristo. Un grazie che trasforma un conflitto in amicizia. Un grazie che trasforma una divisione in comunione. Un grazie che trasforma una persona in una sorella, in un fratello, in un figlio e una figlia di Dio.