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Noi siamo tutti e tutte tuo popolo

Non adirarti fino all’estremo, o Signore! Non ricordarti dell’iniquità per sempre; ecco, guarda, ti supplichiamo, noi siamo tutti tuo popolo 
Isaia 64, 9

Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; e se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto
I Giovanni 2, 1

La Scrittura affronta innumerevoli volte l’argomento dell’ascolto da parte di Dio. È un tema sempre attuale, che ci sembra tornare alla mente con più forza in questi giorni, ma probabilmente è il tipico etnocentrismo della nostra macchina giornalistica a indurci questo pensiero, ora che siamo sotto la pressione, anche se indiretta, di eventi bellici. In realtà, siamo sempre e da sempre bisognosi dell’aiuto da parte di Dio.

Per questo siamo tutti gente di Dio, il popolo di Dio. Questo è il primo termine della questione. Il secondo è l’ira di Dio: è forse il concetto biblico che più spesso viene citato a sproposito, spogliandolo di tutta la sua carica storica e culturale. Qualche sconsiderato ha di recente attribuito il virus Sars Covid-19 all’ira vindice del Signore per i peccati, ovviamente di qualcun altro.

Prego notare: nel passo biblico c’è la preghiera a Dio di perdonare l’iniquità del popolo a cui si appartiene, di cui ci si prende la responsabilità, non si stigmatizzano i peccati altrui, e questo può essere un buon metro per giudicare chi esprime pareri. Chi stigmatizza i comportamenti altrui senza assumersi la responsabilità di nulla, deve destare il nostro sospetto anche se brandisce la Parola come un’arma. Isaia pronuncia un ben chiaro: «noi siamo tutti tuo popolo». È insieme una chiamata al senso di responsabilità e un’affermazione di fiducia nell’amore del Signore, dell’amore incondizionato per le sue creature fragili.

A un primo esame possono sembrare atteggiamenti legati solo alla pietà religiosa e alla fede, ma vorrei rivendicarne l’importanza anche nelle relazioni nella società civile, dove sta prendendo sempre più campo la moda di schierarsi e stigmatizzare, senza ascoltare l’interlocutore, ed evitando al tempo stesso la presa di responsabilità. Il versetto di oggi contiene, vicini l’una all’altra, un’affermazione di fede e due princìpi fondamentali.