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L’empowerment femminile attraverso la stabilità abitativa

Womanitarian – le donne risorse di comunità è il titolo del IV convegno nazionale dei Servizi Inclusione della Diaconia Valdese, previsto per il 28 aprile al Maschio Angioino di Napoli. Questo titolo particolare, Womanitarian, nasce dalla fusione delle parole woman e humanitarian. Si parlerà proprio del ruolo della donna come risorsa di comunità e lo si farà attraverso diverse lenti, dalla religione all’economia, e anche attraverso esperienze concrete di emancipazione femminile.

Ne abbiamo parlato con Alessandra Cominetti della Csd, che al convegno presenterà la rete Responsabilità Autonomia Donne (RAD) dei Servizi Inclusione.

Quale può essere secondo il ruolo della donna nei processi comunitari?

«Credo che non si debba parlare del ruolo, ma dei diversi ruoli che, così come tutte le persone, le donne possono assumere anche contemporaneamente. Abbiamo notato attraverso i percorsi di accoglienza e il supporto che eroghiamo che nella maggior parte dei casi le donne sono la figura trainante all’interno della famiglia, e che la fragilità data da alcune condizioni femminili si rivela essere una risorsa. Le donne dimostrano infatti spesso una forte capacità di attivazione a partire da momenti di svantaggio».

La tua presentazione concluderà il convegno, tu ti occuperai in particolare di un’esperienza concreta di empowerment femminile tramite l’autonomia abitativa. Cos’è la rete RAD e in che modo è centrale nell’esperienza che proponi?

«La rete RAD è un’idea di progetto che si sviluppa in  diverse città in contesti decisamente differenti: Milano, Roma, Napoli e Torino. Nasce dall’idea di poter offrire alle donne in condizione di disagio abitativo uno spazio e del tempo da dedicare a loro stesse per riprendere in mano la propria vita. La permanenza di queste donne è limitata a un certo periodo di tempo, in cui le accompagniamo nel potenziamento delle loro qualità e competenze e nella progettazione del futuro. Credo sia molto importante intervenire sulla questione abitativa per riuscire a sviluppare la progettualità. Molto spesso le persone che incontriamo hanno difficoltà a sviluppare i propri progetti perché non hanno un punto di appoggio stabile, un punto di riferimento anche fisico come una casa dove poter tornare la sera. Quello che abbiamo osservato in questi primi anni di rete RAD è che offrire una base stabile alle donne che stanno vivendo un’emergenza abitativa consente loro di sviluppare in modo grandioso i propri progetti di vita e rendersi autonome. Abbiamo già avuto le prime uscite dal progetto, per lo più di successo: con un piccolo aiuto queste donne ci hanno dimostrato una capacità di attivazione davvero incredibile».

Hai un’esperienza di successo da raccontarci?

«Mi viene in mente la prima ragazza che abbiamo accolto nel progetto RadaR di Roma. Si tratta di una donna che purtroppo è stata vittima di violenza per svariati anni e che prima di arrivare da noi aveva abitato brevemente in una casa rifugio perché necessitava di protezione. Purtroppo, la permanenza nelle case rifugio è spesso troppo limitata nel tempo e non consente alle donne di ricostruire la loro vita a 360 gradi. Abbiamo quindi deciso di accoglierla nel progetto. Incredibilmente nel giro di un anno o poco più è riuscita a rimettere in sesto la propria attività lavorativa, ritrovando una buona stabilità economica. Al termine del percorso, ci ha riconsegnato le chiavi dell’appartamento annunciando di aver trovato la propria strada e un’abitazione in autonomia. Devo dire che i primi mesi sono stati faticosi. Noi operatori avevamo diverse perplessità e qualche preoccupazione rispetto alle possibilità di riconquista dell’indipendenza di questa donna. Aveva subito talmente tanta violenza e sfortuna nella propria vita che mai ci saremmo aspettati un’attivazione del genere da parte sua. Ci ha dimostrato che le è bastato avere un periodo di calma e potersi concentrare su se stessa per emanciparsi completamente e mettere in atto quell’empowerment di cui si parla tanto, ma che a volte si sperimenta poco. Nel suo caso si è trattato di ritrovare il potere in se stessa di tenere insieme e di gestire tutti i pezzi della propria vita».

Come già spiegato, ogni città ha un progetto e una declinazione del nome dedicati: RadaR a Roma, RadaM a Milano, RadaT a Torino e RadaN a Napoli.

Per mettersi in contatto con la rete, per chiedere o prestare aiuto all’organizzazione, è possibile scrivere all’indirizzo mail apposito per ogni città: housingmilano@diaconiavaldese.org, housingroma@diaconiavaldese.org,housingtorino@diaconiavaldese.org, housingnapoli@diaconiavaldese.org

Per quanto riguarda il convegno Womanitarian, i posti in sala sono esauriti ma si potrà seguire online attraverso questo link.

Qui il programma completo.